Neologismo composto da due termini quali glamour e camping. Con esso si indica un modo di vivere l’outdoor senza rinunciare alle comodità offerta da una struttura ricettiva d’eccellenza.
A dir la verità fino a ieri non sapevo nulla riguardo all’esistenza di questo neologismo, ma è stato grazie a Rita che ho potuto colmare questa lacuna linguistica.
Lei, riferendosi alla nostra passione per la vita in tenda (naturalmente solo per quanto riguarda i soggiorni estivi in montagna), ci ha iscritti di diritto ai fautori del glamping.
Oggi posso dire che, avendo a disposizione una mega tenda da cinque posti abbondanti, con possibilità di rimanere in stazione eretta nel punto più alto e suppellettili vari che rendono il campeggio piacevolmente piacevole ( la Jacuzzi ancora non l’abbiamo ma ci stiamo lavorando), ci avviciniamo alla nostra personale idea di glamping che, comunque, vuole essere molto diversa da quella proposta nel neologismo: in pratica avere sempre il piacere di camminare a piedi nudi nell’erba e dormire in un sacco a pelo.
La mia prima esperienza outdoor in tutti i sensi è stata percorrendo alcune tappe del Tour du Mont – Blanc, con una pesantissima tenda canadese da mare (trasportata ovviamente da lui) è relativo nubifragio a Chamonix che ci aveva lasciato con i soli abiti che indossavamo asciutti: mi sono divertita un mondo.
Da allora la tenda canadese (che in effetti ci era stata prestata) è cresciuta fino a diventare quella che abbiamo oggi (anche se qualcuno la vorrebbe trasformare in un piccolo camper…..vedremo più in là, ….molto più in là).
Panorama della Valle Maira Credit: Archivio 24Cinque P&B
A proposito di glamping (o per meglio dire il suo contrario) uno dei soggiorni più belli è stato quello in Valle Maira, precisamente al Campo Base di Chiappera a 1650 metri di altitudine: la Valle Maira (CN) viene considerata da molti come il piccolo Nepal per l’ambiente e per una fitta rete sentieristica che soddisfa ogni preferenza per l’escursionismo e gli sport montani e invernali in generale.
Ma se l’idea di una sgambata in montagna vi attira quanto attraversare il Sahara in scafandro, la Valle Maira offre notevoli spunti culturali riferiti soprattutto alla cultura occitana
Se la cultura occitana è talmente vasta da avere radici storiche in tre nazioni (Spagna, Francia ed Italia), io mi limito, al contrario, nel parlarvi di un singolo aspetto che riguarda il cibo e la Valle Maira, tanto sottile quanto un’acciuga.
Tra l’Ottocento ed il Novecento il consumo delle acciughe presso le famiglie della Valle andò aumentando fino a diventare una voce consistente dell’economia locale.
Per cui molti valmairesi (non so se il termine sia quello giusto) diventarono anchoier : acciugai in lingua occitana.
Ancora prima di quel periodo il commercio delle acciughe si legò al contrabbando del sale: infatti. siccome sul sale, elemento indispensabile per la conservazione del cibo, si pagavano tributi molto pesanti, qualcuno pensò di beffare i gabellieri riempendo i barili con le acciughe solo a metà , mentre tutto il resto era sale da contrabbandare.
Non so quanto sia vera questa storia, di vero c’è il fatto che l’acciuga è un piatto di montagna.
Di seguito una ricetta doc della Valle Maira:
Melanzane saltate all’acciuga
Ingredienti
Due grosse melanzane
4 acciughe salate
1 pomodoro
Basilico, aglio e un rametto di rosmarino
Sale e pepe
Preparazione
Tagliamo le melanzane a cubetti piuttosto grossi e le facciamo rosolare in padella con olio extravergine e l’aglio privato del germoglio interno.
Aggiungiamo le acciughe ed il pomodoro tagliato a dadini, il rosmarino ed il basilico.
Saliamo e pepiamo mettendo a cuocere a fuoco basso e coprendo la padella con un coperchio (aggiungiamo dell’acqua se è necessario).
Beccata con un torsolo di mela in mano: quasi quasi devo dare ragione a Fulvia quando dice che trovo sempre l’occasione per parlare direttamente, o indirettamente di cibo: ma non questa volta, perché è di una piacevole escursione nell’alessandrino l’argomento di cui andrò a scrivere (dopo aver gettato il torsolo nell’umido……).
Il sentiero che, partendo da Borghetto di Borbera, conduce fino al santuario di Ca’ de Bello e quindi a San Martino di Solvi, è parte dei Sentieri della Libertàin provincia di Alessandria già integrato in un progetto più ampio che è quello de La Memoria delle Alpi.
L’impressione è quella di ripercorrere con la memoria i luoghi dove si è consumata la tragedia di chi si è sacrificato per la libertà, e cioè i partigiani uccisi dai nazi-fascisti, ed è la stessa di quando, partendo dal sacrario di da Kobarid abbiamo camminato lungo uno dei sentieri facente parte del Pot Miru (Via di Pace) dedicato al ricordo dei caduti della Prima guerra mondiale lungo il fronte dell’Isonzo: come allora il desiderio di oggi è sempre quello della ricerca della Pace tra i popoli.
Arrivati a Borghetto di Borberasi può parcheggiare in piazza Europa, sede del comune e da qui, seguendo la strada per il santuario di Ca’ de Bello, inizia il sentiero 204 (contrassegnato dal segnavia con banda bianco – rosso).
Passati alcuni villini il percorso si biforca: da una parte avremo il sentiero vero e proprio che, in meno di un’ora, ci porterà al santuario: purtroppo, per via del recente gelicidio che ha colpito recentemente la zona, in alcuni tratti il percorso è ostacolato da alberi abbattuti (un responsabile della sentieristica locale ci ha assicurato che presto i tronchi verranno rimossi).
L’alternativa è seguire sulla sinistra la strada poco trafficata da auto: il tempo di percorrenza si allunga di qualche decina di minuti, ma il panorama è ugualmente bello (noi abbiamo preferito fare il sentiero all’andata lasciando per il ritorno la strada).
Immagine del sentiero 204 verso il Santuario di Ca’ de Bello
In cima al sentiero (praticamente tutto in salita), ci aspetta una via crucis prima di arrivare al santuario.
Ca’ de Bello
Dopo una meritata e piacevole sosta riprendiamo il cammino, questa volta per seguire il sentiero 200 che porta a San Martino di Solvi.
Il sentiero 200 (Anello Borbera – Spinti) è un itinerario di lunga percorrenza che ha come punto di partenza Stazzano e, con un percorso pressoché circolare, ricalca i confini della valli Borbera e Spinti, raggiungendo Arquata Scrivia.
L’itinerario completo ha uno sviluppo di circa 100 chilometri.
Da: Nelle Terre del Drago ed. Regione Piemonte
All’inizio del sentiero 200 incontreremo questa lapide a ricordo di un partigiano lì trucidato
Questo percorso è adatto a tutti, basta avere la sola voglia di camminare: il paesaggio e l’assoluta quiete sono veramente un toccasana per la mente.
Dopo poco meno di un’ora e mezza da Ca’ de Bello (dipende sempre dalla gamba che si ha) si arriva alla nostra meta e cioè San Martino di Solvi (il sentiero 200 prosegue ben oltre toccando anche il bivio per i l castello di Solvi)
Una sosta presso la chiesa di San Martino di Solvi, di origine medievale (XII secolo), un panino, una mela (quella del torsolo ad inizio articolo) ed un cioccolatino prima di riprendere la strada del ritorno.
Brooding: nelle scienze cognitive indica quello stato d’animo in cui dentro di noi continuiamo a rimuginare un evento negativo legato alla nostra vita.
Questa situazione, protratta nel tempo, può essere causa di depressione o stati ansiosi gravi.
Molti studi condotti da diverse università, indicano negli abitanti di grandi metropoli i soggetti più a rischio di questa condizione.
Il consiglio che viene dato per alleviare questo particolare stato d’animo è quello di immergersi nella natura, con lunghe camminate.
Sembra che funzioni.
Giuro che prima di leggere una rivista dedicata all’escursionismo (Trekking & Outdoor …non mi pagano per farne la pubblicità), non sapevo assolutamente cosa fosse il brooding.
Adesso che lo so, posso dire che i miei pensieri scorrono via come l’acqua di un torrente.
Comunque se l’argomento vi interessain questa paginane troverete un ulteriore approfondimento (il sito è in inglese).
Dopodiché partiamo con l’argomento di quest’articolo, cioè l’anello escursionistico Olbicella – Tiglieto – Olbicella.
Per raggiungere il paese di Olbicella , partendo da Genova, abbiamo due alternative: la prima, la più lunga, è quella di uscire al casello di Ovada, proseguire in direzione di Molare e quindi raggiungere Olbicella.
La seconda, sempre percorrendo l’autostrada A10, è prendere l’uscita di Masone, quindi proseguire verso Rossiglione e da qui verso Tiglieto. Da Tiglieto ci porteremo verso la Badia e, proseguendo lungo la strada, raggiungeremo Olbicella.
Noi, per l’andata abbiamo preferito percorrere la strada da Ovada, mentre per il ritorno quella che porta a Rossiglione (così anche in auto si farà un’anello).
Ad Olbicella si parcheggerà l’auto presso un parco giochi ed il cimitero (il paese è molto piccolo e lo spazio è quello che è).
Dalla chiesa di Olbicella, per circa un chilometro, si prosegue su asfalto fino ad arrivare al ponte sul torrente omonimo: qui, alla nostra sinistra, il primo dei segnavia dell’itinerario 531 che seguiremo fino a Tiglieto (l’anello intero si percorre in un tempo pari all’incirca cinque ore, come sempre dico che dipende dal passo che si ha).
Il tratto che stiamo percorrendo è parte di un più lungo itinerario che da Acqui Terme porta a Tiglieto
Lo stradello inghiaiato risale il corso dell’Olbicella fino ad una passerella sul torrente Orba
Oltre il ponte il sentiero proseguirà in salita dapprima su fondo lastricato e poi, mano a mano che si inerpica, su fondo più sconnesso ma facilmente percorribile.
Il sentiero prosegue regalandoci scorci panoramici sul corso dell’Orba, quindi, prendendo la direzione a nord, raggiungerà il crinale che segna il confine tra la Liguria ed il Piemonte.
Dopo un bivio, piegando a sinistra (facendo attenzione ai radi segnavia bianco – rossi) il sentiero si allarga fino ad arrivare (all’incirca dopo un’ora) al Passo della Crocetta: su asfalto, per due chilometri fino a Tiglieto.
Da Tiglieto proseguiremo fino alla Badia dove possiamo sostare per un meritato panino e fare rifornimento d’acqua (è l’unica possibilità lungo tutto il percorso ad anello).
ciao………
Dopo la sosta non resta che proseguire sulla strada asfaltata (la stessa che ripercorreremo in auto) verso Olbicella.
Anche qui gli scorci del panorama sono caratteristici e piacevoli
Particolare del panorama da “Il balcone dei campanili”