Prima di incamminarci ….
Qualunque paesaggio è uno stato d’animo diceva Henri-Frédéric Amiel senza specificare quale tipo di paesaggio possa provocare lo stato d’animo di una persona: l’ex area industriale dell’Italsider di Genova era deprimente (lo è tutt’ora) mentre qualunque panorama montano o marino che sia, predispone l’animo alla serenità.
A differenza dei contemporanei del filosofo svizzero, i quali viaggiando avevano ben poche distrazioni se non la lettura di un libro, il conversare con altri viaggiatori o il semplice guardare il panorama dal finestrino del treno, siamo distratti (fin troppo, direi) dalle immagini che scorrono sul nostro smartphone: così che si può dire che se per gli antichi era il basilisco ad incantare coloro che lo guardavano, oggi l’animale mitico è rappresentato da una miriade di immagini di località esotiche con volti di persone sempre sorridenti.
Mi sono dilungata troppo e temendo un abbandono precoce della pagina, passo immediatamente a descrivere l’itinerario di oggi: il Sentiero natura di Borgio Verezzi.
L’itinerario
Borgio Verezzi (visualizza su Google Map) si raggiunge utilizzando il treno sulla linea Genova – Ventimiglia scendendo alla stazione di Borgio Verezzi, in autobus da Savona utilizzando le autolinee TPL oppure in auto uscendo al casello di Finale Ligure, proseguendo sull’Aurelia per tre chilometri in direzione di Ventimiglia.
Dal passaggio a livello posto all’ingresso di Borgio Verezzi procediamo verso via Nazario Sauro e quindi, spostandoci sulla destra, su via della Cornice (i parcheggi sono veramente esigui): qui un pannello indica il percorso da seguire, nella fattispecie, il segnavia del Sentiero Natura è indicato da una doppia linea orizzontale verde con la sigla SN al centro.
Da via della Cornice ci incamminiamo passando accanto ad alcune abitazioni, per poi proseguire sulla sterrata in mezzo a una pineta che nella tradizione viene descritta come strada napoleonica.
Proseguendo su di essa si arriva a un bivio dove andando dritti si arriverà sul Promontorio della Caprazoppa e quindi all’ingresso della Caverna delle Arene Candide che si trova a 89 metri sul livello del mare (ingresso a pagamento, vedi link) mentre noi svolteremo a sinistra su di un sentiero che si inerpica fino a giungere a una piccola area picnic.
Ancora avanti arriveremo a una zona caratterizzata dal colore rosso del terreno dovuto a ferro ossidato, testimonianza dell’origine carsica della zona e della presenza di una dolina che incamera l’acqua superficiale in profondità. In questa zona la vegetazione è composta da leccio, carpino nero e roverella, la quale può arrivare anche a più di 25 metri di altezza grazie all’assenza di tagli da parte dell’uomo e disponibilità idrica ipogea.
Poco sopra la dolina, il nostro segnavia ( le due linee verdi) diventa parallelo a quello del sentiero del CAI di Finale Ligure chiamato Via dei Carri Matti (nome, che per me, rimane del tutto sconosciuto per il significato).
Si arriva alla chiesa di San Martino del XVII secolo (punto di ristoro), posta su di un poggio con un meraviglioso panorama la cui vista si spinge fino al promontorio di Capo Mele.
Una curiosità (molto poetica) è la presenza accanto alla chiesa della Campana della Mamma che ogni sera alle 19.00 suona in omaggio a tutte le madri del mondo.
Il nostro itinerario prosegue a lato della chiesa passando accanto a tre portali murati, si oltrepassa il Mulino Fenicio (proprietà privata) che, pur essendo stato dichiarato monumento con vincolo storico, oggi risulta essere quasi in uno stato di abbandono.
Ben presto (prestissimo) si arriva a un altro punto panoramico contraddistinto da una croce in pietra (Croce dei Santi, edificata nel 1664) e da un grosso masso: proseguiamo sul crinale facendo attenzione a intercettare il sentiero sulla nostra sinistra che scende verso l’Arma Crosa.
L’Arma Crosa è un’antica cavità carsica che, assieme ad altre caverne presenti nella zona del Finalese, offrirono alle popolazioni antiche un riparo e protezione.
L’Arma Crosa, però, non può essere oggetto di studio per l’archeologia in quanto svuotata dagli antichi depositi presenti nel terreno usati per i terrazzamenti agricoli.
Scendiamo per un tratto a scalini (un po’ sconnesso) per arrivare alle prime case della bella frazione di Crosa e, quindi, proseguendo per un viottolo acciottolato arriviamo alla bella piazzetta di Sant’Agostino nella borgata Piazza.
Non possiamo non dedicare una breve visita alla frazione considerando che essa, ogni estate, è sede del Festival teatrale di Borgio Verezzi.
Terminata la visita (che non richiede molto tempo se non quello per vedere tutte le immagini esposte) ritorniamo in piazza sant’Agostino per passare sotto un portico (via Roccaro) che in breve arriva alla frazione di…..Roccaro.
Da Roccaro scendiamo lungo una stradina alla nostra sinistra (via Borgio) che passa sotto l’archivolto della cappella della Madonna dell’Immacolata. Al seguente bivio andiamo a sinistra per via Pria Grossa e quindi, scendendo tra vecchi terrazzamenti, arriviamo alla deviazione diretta per Valdemine continuando ancora a scendere sino all’alveo asciutto del Rio Battorezza che, una volta attraversato, esce sulla strada asfaltata e quindi all’abitato di Borgio Verezzi all’altezza del Parco Pubblico dell’Acquedotto e da qui al piazzale nei pressi delle grotte di Valdemino: praticamente il nostro anello si chiude qui.
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