Prima di incamminarci
Lan..da… ndé, lan…da…ndé….landandé: sembra quasi l’inizio di una filastrocca e invece è il nome di più percorsi escursionistici collegati in un circuito che riunisce cultura e paesaggi nei comuni di Braglia, Vicoforte, Niella Tanaro, San Michele Mondovì, Mondovì, Monasterolo e Viola (vedi la cartina seguente).
Ogni itinerario è contraddistinto da un petalo di diverso colore (ottima la disposizione e visibilità dei segnavia lungo i percorsi): quello che vado a proporvi riguarda il Petalo Fucsia con partenza e arrivo dal Santuario di Vicoforte.
Per avere maggiori informazioni sul Sentiero Landandé vi rimando a questa pagina (dopo, però, ritornate qui!).
Come ho già scritto, il Petalo Fucsia parte dal Santuario di Vicoforte che da solo richiederebbe un’ampia descrizione: vuoi per pigrizia, oppure perché non mi piace il taglia e incolla, nel documento seguente il santuario viene descritto molto bene (e per questo ringrazio Wikipedia).
Santuario_di_Vicoforte
NOTA: Forse è meno conosciuta di altre stazioni termali, quali quelle di Lurisia o Garessio, ma anche Vicoforte ha le sue terme le cui acque a base calcio -magnesica solforosa sono adatte per le terapie di malattie cardio-vascolari e dell’apparato gastroenterico (informazioni in questa pagina)
Il percorso
E’ il percorso originario del sentiero creato dal Comitato Landandé nel 2010 che si sviluppa su di un tracciato di circa 23 chilometri (adatto anche alla Mtb) con il punto di massima altimetria presso il Colle della Guardia (628 mslm).
Dal Santuario di Vicoforte (visualizza su Google Maps) percorriamo in salita la strada asfaltata passando accanto al Monastero delle Clarisse seguendo il segnavia del Petalo Fucsia che ci accompagnerà lungo tutto il percorso.
Salendo, ci lasciamo alle nostre spalle il santuario, apprezzando il panorama circostante con le montagne innevate (ovviamente nei periodi in cui la neve è presente) arriviamo nei pressi della Cappella di San Rocco del XVII secolo.
Giunti al paese di San Donato gireremo a sinistra in via Gariboggio fino a passare per Cascina Mollea (o Case Mollea) e, ancora più in là (siamo a 4 chilometri e mezzo dall’inizio), arriviamo alla Cappella di San Giovanni dove si lascia l’asfalto per procedere su sentiero e sterrata fino a Briaglia Santa Croce (circa 8 chilometri dall’inizio).
La Cappella attuale è ciò che resta del complesso di due chiese affiancate, una più antica dedicata a Santa Maria (sec. XII-XIII), l’altra intitolata a San Giovanni (Sec. XIV).
Titoli, disposizione degli edifici rilevabile dagli scavi e tanti esempi simili in Piemonte, possono ragionevolmente evocare la presenza dei Templari (di Sancta Maria de Templo) e degli Ospedalieri (Cavalieri di S. Giovanni).
Scendiamo a destra sul sentiero dove a un certo punto un cartello ci avvisa di una discesa pericolosa: nessun timore perché, a parte il fatto che una robusta corda fa da corrimano, la discesa è brevissima e può risultare scivolosa solo in caso di pioggia.
Al termine del sentiero ci ritroviamo sulla strada per percorrere la salita che porta a Briaglia Santa Croce: qui, adiacente al piccolo cimitero, vi è un’area giochi con panchine e tavoli e l’immancabile panchina gigante dove si può assaporare dall’alto il panorama circostante (accanto al cimitero vi sono anche i servizi igienici).
Dopo la meritata sosta non resta che riprendere il nostro cammino lasciando il paese alle nostre spalle per dirigerci verso i laghi di Briaglia.
I laghi sono quelli denominati di Monte e di Valle, sono artificiali e realizzati per l’irrigazione, non sono fruibili in quanto recintati.
Ormai siamo a poco più della metà del percorso, dopo il ponte sul lago (a dire la verità si tratta più di un laghetto) si va per prati fino a San Teobaldo punto d’incrocio con il Petalo Blu proveniente da Niella Tanaro (argomento di un mio prossimo articolo).
San Teobaldo offre al viandante una bella area picnic coperta con panche e servizi igienici fruibili (nel senso che sono aperti evitando una cocente delusione se la pipì scappa).
NOTA: Di fronte e in lontananza si può vedere la Bicocca di San Giacomo (631 mslm) dove il 19 aprile 1796 vi fu la battaglia fra le truppe piemontesi e quelle dell’esercito napoleonico.
Sempre seguendo il segnavia del Petalo Fucsia, passiamo accanto a un podere dove una costruzione fa intuire un passato ben più glorioso, infatti si tratta di:
L’antichissima chiesa di San Bartolomeo viene citata nel diploma imperiale del 1041 come Titolus de Moduleto.
L’edificio storico era circondato da una foresta di querce, appartenente all’abbazia dei monaci benedettini soppressa con l’arrivo dell’armata napoleonica. Con il tempo la struttura ha subito diversi rifacimento fino alle condizioni odierne.
Continuando per sterrata (e salite) arriviamo alla Cavità della Casnea un cunicolo ipogeo illuminato dal sole durante il Solstizio d’inverno questo, insieme ad altri caratteristiche della cavità, hanno dato lo spunto per ricerche serie e legami (molto ipotetici) con culti di origine celtica.
La cavità ipogea è ritenuta essere una parte integrante di un sito megalitico dei Liguri – Celti la cui scoperta negli anni ’70 fu opera del professore Ettore Janigro D’Aquino.
La cavità è composta da un corridoio lungo 15 metri su cui si aprono una nicchia e un pozzo e una non meglio identificata camera mortuaria.
L’ingresso e il corridoio collimano perfettamente con l’orizzonte nel punto in cui sorge il sole durante il solstizio d’inverno, cioè quando i raggi solari penetrando nella cavità la illuminano fino alla camera terminale (quella ritenuta essere una camera mortuaria) dando vita al Sol invictus (Sole invincibile)
Il sito è chiuso al pubblico e solo in determinate occasioni vengono organizzate delle visite guidate.
Nel video seguente l’esplorazione della cavità da parte dell’Associazione speleo archeologica Teses
Seguendo il nostro petalo fucsia come Pollicino con i suoi sassolini (erano sassolini?) arriviamo al punto più alto del percorso e cioè al Bric della Guardia: d’accordo con i suoi 641 metri di altezza non è che un…..bric, ma da quel punto la vista intorno è incantevole.
Scendiamo subito a sinistra per sentiero che poi si allargherà in una sterrata in direzione di San Grato per poi dirigerci a destra (cartelli indicatori) in direzione del santuario di Vicoforte.
A breve si entra in Vicoforte, ed è qui che ho trovato l’unica difficoltà nella direzione da seguire: ho scelto di girare a sinistra percorrendo la strada in salita dove, al termine, ho svoltato per via Peirera Groglio ricollegandomi, quindi, al tratto di percorso fatto all’inizio (d’altronde il cupolone del santuario ci farà da faro-guida per non perderci)
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♥ Alla prossima! Ciao, ciao….♥♥