⌈ Camminare è una costellazione formata da tre stelle:
il corpo, la fantasia e il mondo aperto
Rebecca Solnit⌋
Val Ponci, un itinerario nella storia
L’itinerario escursionistico che vado a proporvi in quest’articolo, oltre che essere una salutare immersione nell’ambiente naturale del Finalese, è anche l’occasione per visitare manufatti archeologici quali i ponti romani e quelli ancora più antichi come l’Arma delle Manie dove la presenza umana è testimoniata da reperti risalenti a 70.000 anni fa e assegnate alla cultura dell’uomo di Neanderthal.
Questi reperti sono oggi visibili presso il Museo Archeologico del Finale a Finalborgo e nel Museo di Archeologia Ligure a Villa Durazzo – Pallavicini di Genova Pegli.
Ci troveremo, quindi, a percorrere una parte della via Julia Augusta passando sopra i ponti romani che storicamente caratterizzano il percorso.
La via Julia Augusta fu realizzata nel 13 a.C. dall’imperatore Augusto per assicurare i collegamenti con la Gallia.
Nel II secolo d.C. l’imperatore Adriano promosse importanti lavori di ristrutturazione della strada.
La via Julia Augusta partiva, seguendo l’attestazione delle pietre miliari, da Piacenza, collegandosi in questo punto con la via Emilia, proseguendo fino a Tortona e Acqui Terme, per poi giungere a Vado Sabatia (Vado Ligure) attraverso la Val Bormida. da qui il percorso si addentrava nell’entroterra fino alla Colla di Magnone, per poi riprendere il tracciato verso il litorale attraversando la Val Ponci e proseguendo verso il Ponente.
L’itinerario
NOTA: lungo il percorso non vi sono fonti per l’acqua.
Il percorso inizia dall’altopiano delle Manie raggiungibile da Noli seguendo la SP 54 quindi, una volta arrivati all’altezza del ristorante Ferrin possiamo parcheggiare nella piazzola di fronte a esso.
Dal parcheggio seguiremo il cartello che indica la direzione verso la chiesa di san Giacomo e l’Osteria del Bosco.
Arrivati presso L’Arma delle Manie è consigliabile una piccola sosta per visitare la grotta posta sotto il ristorante.
Come ho scritto in precedenza, gli scavi archeologici condotti dall’inizio degli anni ’60 hanno evidenziato come la grotta, una delle più grandi presenti nel Finalese, venne abitata sin dalla preistoria.
Con il passare del tempo (molto tempo) essa venne adibita a stalla e frantoio e i reperti di allora sono tutt’ora visibili.
Dopodiché, ritornando verso la chiesa di San Giacomo, seguendo il segnavia con due quadrati rossi, scendiamo nella boscosa Val Ponci arrivando al primo dei ponti romani e cioè quello chiamato Ponte Muto o delle Voze, caratterizzato da una muratura a secco, con nucleo di calcestruzzo rivestito da piccoli blocchetti di Pietra di Finale.
Continuando nel nostro cammino incontreremo quelli che sono i resti del secondo ponte e cioè il Ponte Sordo (non chiedetemi del perché di questi nomi), del quale è oggi visibile solo una porzione della rampa di accesso, caratterizzato da una tecnica muraria e di una monumentalità che ne fanno ipotizzare l’aspetto analogo al vicino Ponte delle Fate.
Da notare che il paramento è quello del tipo petit appareil tipico dell’architettura gallo – ligure.
Arriviamo, quindi, a un bivio sulla nostra destra, che per il momento tralasceremo, per inoltrarci verso il Ponte delle Fate passando accanto a un vigneto e all’agriturismo.
Il Ponte delle Fate è costituito da un’unica arcata a tutto sesto che poggia su grossi blocchi squadrati di Pietra di Finale, i parapetti e i muri che delimitano le rampe di accesso del ponte sono rivestite con piccoli cubetti squadrati di pietra disposti in filari regolari secondo la tecnica petit appareil.
Siamo arrivati alla fine del primo tratto del sentiero nei pressi di un parcheggio sui generis di fronte alla mole della Rocca del Corno meta di arrampicata molto frequentata (è la prima via di arrampicata nel Finalese) di cui il lato ovest è interdetto in quanto area di nidificazione dei rapaci.
Dal parcheggio un piccolo sentiero porta alla base della Rocca del Corno (sentiero che può presentare delle difficoltà e quindi consigliato a escursionisti esperti)
Ritorniamo sui nostri passi per prendere, dopo circa un chilometro, il sentiero sulla nostra sinistra contraddistinto dal segnavia con cerchio rosso pieno che ci porterà in breve a Cà du Puncin e al Ponte dell’Acqua.
Il nome di Ponte dell’Acqua deriva da un piccolo edificio appartenente all’acquedotto costruito utilizzando blocchi di pietra in parte provenienti dal ponte stesso.
Cà du Puncin conserva una piccola lapide di marmo in ricordo di Giacomo Cambiaso morto all’età di vent’anni nella lotta partigiana contro i nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale.
NOTA: sulla sinistra rispetto a Cà du Puncin parte un sentiero che ricalca un percorso per ipovedenti (ormai in disuso) in direzione Rocca degli Uccelli
Risaliamo ancora per la Val Ponci trovandoci infine al cospetto dell’ultimo ponte romano e cioè il Ponte di Magnone di cui resta ben poco: una porzione del muro di contenimento della strada e una parte dell’arcata.
Da questo punto si arriverà alla Colla di Magnone con una piccola chiesa e una panca con tavolaccio per una sosta (foto di repertorio senza tavolaccio)
Dopodiché proseguiremo in salita sull’asfalto seguendo il segnavia con un cerchio rosso barrato che diventerà una sterrata a un bivio sulla sinistra.
Arrivati nei pressi del Bric dei Monti, incontreremo un successivo bivio, questa volta sulla nostra destra che, scendendo lungo un’ampia (e monotona) sterrata, ci condurrà in una zona prativa nei pressi della Grotta dell’Andrassa (tabellone).
Successivamente, dopo una piccola salita, si arriva in una zona recintata: una deviazione a destra condurrà sulla provinciale per il pianoro delle Manie.
Seguiremo quest’ultima proseguendo sempre a destra e circa dopo un chilometro arriveremo al nostro punto di partenza.
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♥ Alla prossima! Ciao, ciao…..♥♥