⌈ I soli sono individui strani
con il gusto di sentirsi soli fuori dagli schemi
non si sa bene cosa sono
forse ribelli, forse disertori
nella folla di oggi i soli sono i nuovi pionieri
Parole tratte da I Soli di Giorgio Gaber ⌋
Vivian Maier la solitaria

Penso che le parole di Giorgio Gaber siano più che adatte per descrivere il personaggio Vivian Maier (New York, 01 febbraio 1926 – Oak Peak 21 aprile 2009)
Questo perché, conoscendo ben poco di lei, bisogna accontentarsi di quello che viene raccontato e cioè Vivian Maier era una donna solitaria che per vivere faceva il mestiere di tata, e che questa solitudine non la impediva di fotografare (a loro insaputa) le persone incontrate per caso nelle sue uscite.
Le immagini, quindi venivano archiviate e viste solo da lei.
Sennonché il fato volle che nel 2009 John Maloof, ventiseienne agente immobiliare di Chicago, si aggiudicò all’asta per appena 360 dollari alcuni scatoloni rinvenuti in un magazzino pieno di fotografie e rullini ancora da sviluppare, accorgendosi che quelle foto erano autentici capolavori.
Maloof si impegnò quindi in una ricerca per risalire alla persona proprietaria delle immagini, scoprendo che si trattava di una tata deceduta poche settimane prima, appunto Vivian Maier
Sentendosi unico proprietario di quel tesoro, ne pubblica alcuni esempi in rete ottenendo un immediato successo per cui decide di vendere un centinaio di negativi su Ebay per pochi dollari, tanto per recuperare quanto speso nell’acquisto del materiale messo all’asta.
All’epoca i social network erano appena all’inizio della loro apoteosi, ma ciò non impedì che le foto di Vivian Maier raggiungessero un eco così importante da far nascere il mito su quella misteriosa tata che, armata di Rolleiflex, nelle ore in cui era libera da impegni se ne andava in giro per la città a fotografare (mirabilmente) le persone.
Maloof ormai aveva compreso di avere tra le mani una miniera da sfruttare, tanto che (si dice) abbia venduto persino le custodie vuote dei rullini appartenuti alla Maier sicuro del fatto che gli acquirenti, interessati più al mito che all’opera della fotografa, avrebbero acquistato quella specie di reliquie.
A questo punto vedo una contraddizione nell’operato di Maloof e cioè che senza di lui (molto probabilmente) non avremo avuto modo di scoprire il genio di Vivian Maier, ma allo stesso tempo la domanda che mi pongo è questa: lei avrebbe voluto che le sue foto fossero state rese pubbliche? Forse avrebbe voluto il pieno controllo su quali mostrare e dove mostrarle?
Ovviamente sono domande che non hanno una risposta in quanto la diretta interessata non essendo più in vita non potrà mai fornirle.
Ad ogni modo possiamo sempre dare uno sguardo alle immagini di Vivian Maier in questa pagina (costruita ad hoc da John Maloof)
Un’altra verità su Vivian Maier
Lei era veramente la donna solitaria, forse misantropa, la cui unica soddisfazione era la fotografia?
A questa scarna ricostruzione, più che altro dovuta dall’interesse di John Maloof nel costruirne il mito, si oppone la ricerca di Pamela Bannos, artista e docente di fotografia alla Northwestern University, la quale nel suo libro Vivian Maier: A Photographer’s Life and Afterlife ne dà un giudizio diametralmente opposto e più completo.
Per la docente di fotografia, Vivian Maier era una persona molto aperta e curiosa e la fotografia per lei non era per nulla una valvola di sfogo ma un impegno che la portava in giro a vedere mostre e dialogare con i più importanti fotografi, inoltre, lei stessa, era una fotografa formata nel senso che aveva un’ottima competenza tecnica e ricerca di uno stile suo personale.
In poche parole il mestiere di bambinaia le serviva per pagarsi la sua passione e chissà, forse un giorno, se non avesse avuto quel terrible incidente, una caduta sul ghiaccio che le procurò un trauma cranico e che di lì a poco le avrebbe tolta la vita, si sarebbe decisa a cambiare vita per dare il suo contributo all’arte fotografica.
Il libro
⌈ Chi era Vivian Maier?
Molte persone la conoscono come la tata solitaria di Chicago che, vagando per la città, scattava innumerevoli fotografie alle persone in ogni situazione.
La scoperta delle sue immagini, abbandonate in scatoloni in un deposito, hanno rivelato che lei era una maestra della street photography statunitense e la sua notorietà è avvenuta nel giro di pochissimo tempo, anche grazie all’azione dei social media.
Per Pamela Bannos, però, Vivian Maier non era una semplice tata ma una fotografa che si sosteneva con il mestiere di bambinaia: nel suo libro Vivian Maier: A Photographer’s Life and Afterlife contrappone il mito creato su di lei pre trarne profitto dal suo lavoro, a quello di una seria professionista della fotografia che anteponeva la privacy alla possibile notorietà
Inoltre, sempre la Bannos, nel suo libro fornisce alcune notizie sulla famiglia di Vivian Maier, incluso il difficile rapporto con suo fratello Karl. ⌋
Scrivendo di altre donne fotografe
In passato ho già scritto di altre donne che nella fotografia hanno trovato la loro professione, ma anche il modo di trasmettere tutta la loro umanità attraverso le immagini.
⇒ Margaret Bourke – White: Maggie l’indistruttibile
⇒ Dorothea Lange che fotografò la Grande depressione
⇒Da modella a fotoreporter di guerra: lei è Lee Miller
♥ Alla prossima! Ciao, ciao….♥♥