Se in un vostro prossimo viaggio negli Stati Uniti vi trovate dalle parti di Durham, nel North Carolina, e nel contempo avete uno stomaco a prova di nefandezze culinarie, il vostro locale si chiama Bull City Burger
Il locale è specializzato nell’offrire alla propria clientela panini esotici cioè vale a dire che ai soliti hamburger a base di formaggi e verdure, si aggiungono quelli cucinati con carne esotica.
A questo punto, prima di descrivere il loro best in fatto di panini, voglio avvertire nel NON proseguire la lettura a chi si ritrova ad essere vegetariano o vegano, o semplicemente debole di stomaco.
Loro, questi maestri chef dell’assurdo, ogni anno, nel mese di aprile (quindi se volete siete ancora in tempo) aprono una lotteria in cui si vince l’hamburger a base di carne esotica dell’anno.
Da quello che ho capito negli anni precedenti si è parlato di carni esotiche quali quelle appartenenti a povere tartarughe e (meno poveri) alligatori.
Credit: Bull City Burger
Quest’anno i fortunati vincitori della lotteria avranno modo di gustare l’hamburger alla tarantola (vedi la foto a lato).
Devo confessare che essendo io molto schifiltosa, ed avendo un’avversione per tutte le cose con più di quattro zampe (non parliamo poi di quelle che strisciano), dovrei essere l’ultima persona che può giudicare una simile prelibatezza (notate l’ironia).
Eppure, tra chi ha mangiato il panino – aracnoide, ci sono coloro che hanno trovato in esso il sapore di granchio e chi addirittura ai frutti di mare.
I più sinceri, al meno credo, hanno evidenziato un retro gusto metallico simile al sapore del sangue (magari erano fan di Dracula).
Per farmi perdonare questo mio breve excursus sulla cucina horror, alla fine dell’articolo nel box dedicato troverete una raccolta di ricette per ottimi ( e normali) risotti.
Ovviamente io non sono Annie (Londonderry) Cohen Kopchovsky. Credit: Archivio 24Cinque P&B
Piove, senti come piove
Madonna come piove, senti come viene giù.
Piove, senti come piove
Madonna come piove, senti come viene giù…
Ieri mattina il refrain della canzone di Jovanotti continuava a ripetersi nella mia testa mentre accettavo, malvolentieri, di mettermi in posa sotto la pioggia battente.
Ma noi, dive di Instagram e blog annessi, non ci fermiamo di fronte a nulla pur di vedere una nostra immagine pubblicata sui media, e solo fra qualche decina d’anni, rivedendoci in queste foto, potremo dire: Ma ero proprio così scema?
Naturalmente, come io NON sono una diva di Instagram (comunque se volete vedere il mio profilo…), le vere numero uno dei social media, tutte giovanissime, sono intelligenti, carine, simpatiche che sanno parlare al loro pubblico carino, simpatico, intelligente.
Di cosa parlano? Ma ovviamente di cose carine, simpatiche, forse intelligenti.
Non so se Annie Cohen Kopchovsky fosse simpatica, certo carina ed intelligente lo era, ma anche molto determinata:
La storia
Nel 1894 un ricco signore di Boston – il cui nome non è tramandato nella storia ed io sono troppo pigra per fare una ricerca in rete – mise in palio una somma di 20.000 dollari per una sfida: 20.000 dollari allora era una somma molto considerevole, oggi sarebbe solo leggermente meno considerevole, ma pur sempre fonte di piaceri terreni.
La sfida consisteva nel fare il giro del mondo in quindici mesi, un tempo molto più lungo degli ottanta giorni che Jules Verne fissò nel suo libro pubblicato nel 1873, ma con delle regole precise: il giro del mondo doveva essere fatto in bicicletta e senza un soldo in tasca.
A dir la verità, già nel 1885 un uomo ( il cui nome non è tramandato nella storia ed io…blablabla) aveva portato a termine l’impresa, ma la novità era che questa volta fosse una donna a farlo.
Annie (Londonderry) Cohen Kopchovsky
Qui entra in scena Annie Cohen Kopchovsky la quale, pur avendo iniziato a pedalare da poco, non ci pensò due volte a lasciare a casa marito e tre figli (e questo la dice lunga sulla sua determinazione) per avventurarsi nell’impresa.
La nostra Annie aveva anche uno spiccato senso per gli affari: prima di partire contattò la Londonderry Lithia Spring Water Company facendosi dare 100 dollari come compenso per un cartello pubblicitario della società da attaccare alla bicicletta. Accettò, inoltre, di prendere il nome di Annie Londonderry che, del resto, suonava meglio di Annie Kopchovsky.
Partì da Boston nel mese di giugno del 1894 arrivando a Chicago a settembre.
A novembre arrivò a New York per imbarcarsi alla volta della Francia (no, non pedalò sul ponte della nave durante la traversata), guadagnando altro denaro avendo trovato degli sponsor anche tra le case di moda che le fornivano gli abiti e la fabbrica della bicicletta.
Arrivata in Francia, precisamente a Marsiglia, s’imbarcò verso l’Asia orientale con delle brevi soste in Egitto, Sri Lanka e Singapore.
Quindi fu la volta della Cina e del Giappone.
Il 23 marzo del 1895 rientra a San Francisco e da lì, pedalando per altri sei mesi arriverà a Chicago il 12 settembre 1895.
In questa maniera dimostrò che tutto ciò che un uomo può fare, anche una donna poteva riuscire a fare (forse anche meglio, aggiungo io).
Alla prossima! Ciao, ciao…………….
Playlist
Quell’uomo era una simpatica canaglia…..
Eravamo sconosciuti nella notte ci scambiavamo sguardi chiedendoci come avremmo potuto scambiarci l’amore prima che la notte finisse
Qualcosa nei tuoi occhi era così invitante qualcosa nel tuo sorriso era così provocante qualcosa nel mio cuore mi diceva che dovevo averti..