
©caterinAndemme
L’aldilà
I fantasmi.
Prendono forma al chiaro di luna,
si materializzano nei sogni.
Ombre. Sagome
di ciò che non è più
Ellen Hopkins
Alla domanda se credo nei fantasmi la mia risposta è no.
Alla stessa domanda postami in una casa isolata, di notte, ai margini del bosco, con i lupi che ululano, il vento che ulula (ulula il vento?), le persiane che scricchiolano come le assi del pavimento di legno, il rintocco del pendolo alla mezzanotte, con me unica abitante di questa casa, la mia irriducibile razionalità nel negare l’esistenza di ectoplasmi & C. (quindi includerei anche vampiri e lupi mannari) sarebbe alquanto compromessa.
Questo nulla toglie, però la fascinazione verso l’ignoto, in pratica ciò che spingerebbe ad aprire la porta della casa di cui sopra e restarci almeno una notte perché, e questo è il bello della fascinazione, ci hanno detto che lì si odono rumore di catene e gelidi sospiri.
Per mia fortuna, o sfortuna dipende dai punti di vista, vivo in città e tutt’al più mi devo solo preoccupare dei soliti malviventi in carne ed ossa.
Se proprio devo orripilarmi ( cioè farmi venire la pelle d’oca pur non essendo certamente un’oca) basterebbe un qualsiasi film del genere horror per farlo.
Di solito la trama di questi film è abbastanza scadente (non me ne vogliano gli appassionati, compreso il mio lui): stessa situazione (casa solitaria nel bosco), una donna (sempre bella) vittima di sortilegi, un uomo (anch’egli bello ma con lo sguardo un po’ ebete quando si terrorizza) e tanto, tanto, sangue.
A tutto questo non mancano le eccezioni.
The Haunting of Hill House
Non ascoltando la vocina che mi ricordava che i panni i panni da stirare erano appunto da stirare , ieri sera ho voluto dare un’occhiata a questa nuova serie targata Netflix, cioè The Haunting of Hill House.
A questo punto, tenendo conto dei primi due episodi della serie che ho visto, dovrei dare un giudizio su di essa: lo farò alla fine.
Incomincio subito nel dire che la regia è di Mike Flanagan (Il gioco di Gerrald trasposizione cinematografica di un racconto di Stephen King: da vedere, anche ad occhi chiusi) che si è basato sul racconto omonimo della scrittrice statunitense Shirley Jackson (anteprima del libro a fine articolo).

Nella versione di Flanagan si parte dall’estate del 1980 quando la famiglia Crain, genitori architetti e cinque figli tra maschi e femmine (praticamente una tribù) si trasferisce ad Hill House per un lavoro di ristrutturazione della casa.
La casa rientra nello standard dei film dell’orrore: antica, con mille stanze e posta in un luogo solitario (oltre al fatto che i custodi si guardano bene dal dormirvi di notte).
Finché una notte il padre prende i suoi figli e fugge dalla casa lasciando la moglie in preda a quello che vedrò nelle prossime puntate.
Lo farò perché è un racconto diverso dal solito splatter di genere, perché i personaggi sono ben delineati e la trama, pur con continui salti temporali da quell’estate del 1980 ai giorni nostri, non genera confusione ma, anzi, intriga sempre di più.
Il libro: L’incubo di Hill House di Shirley Jackson
Sono cosciente del fatto che la mia recensione è stata molto stringata, dopotutto basta fare una ricerca in rete per avere un quadro completo della serie.
Piuttosto vorrei parlarvi del libro che inizia così (parole riprese anche all’inizio nella versione filmica (filmica…si dice?).
Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; persino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni.
Hill House che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta.
E’ indubbio che già dall’introduzione al romanzo ci troviamo a leggere un’opera che si pone ai vertici della narrativa gotica, tanto da essere preso come fonte di ispirazione da altri scrittori, uno fra tutti Stephen King.
Shirley Jackson scrisse L’incubo di Hill House nel 1959 (lei morì l’8agosto 1965, all’età di quarantotto anni, per un arresto cardiaco durante il sonno).
Come in quasi tutte le sue opere, anche ne L’incubo di Hill House si intravede il tema della ribellione verso la condizione femminile di allora che voleva la donna relegata ai ruoli classici di madre e casalinga e niente altro, oltre che l’espressione del suo personale disagio per aver avuto un rapporto pessimo con la madre.
Infatti nella trama de L’incubo di Hill House:
Eleanor Vance è una donna la cui vita scorre monotona e senza stimoli, per questo sente in se il desiderio di rompere quella tristezza che l’accompagna da tempo.
L’occasione le viene data dal professor John Montague, studioso di fenomeni paranormali, che l’invita, insieme ad un gruppo di altre persone con determinate abilità psichiche (ma non sono eroi della Marvel) ad un progetto che include la permanenza in una casa infestata da presenze ultraterrene: Hill House.
Eleanor, mano a mano che si addentra nei misteri di Hill House, verrà psicologicamente tormentata dall’entità demoniaca lì presente, fino all’inevitabile tragica conclusione e cioè la sua morte.
Nel 1999 il regista Jan de Bont diresse The Hauting (interpreti Liam Neeson, Catherine Zeta-Jones, Owen Wilson) tratto dal libro Shirley Jackson ma che non ebbe un buon giudizio di critica cinematografica..
Ho visto recentemente, sempre su Netflix, The Haunting: sinceramente mi è sembrato un onesto film di genere horror, forse l’unico appunto è per certi effetti speciali che, visti con la tecnologia di oggi, risultano essere alquanto ridicoli.
Il film di Jan de Bont è stato il remake del film omonimo (in italiano Gli invasati) diretto da Robert Wise (interpreti Julie Harry, Claire Bloom, Richard Johnson): dal trailer si può vedere come gli effetti speciali vengono sostituiti da una sapiente costruzione scenica che coglie pienamente la fascinazione verso l’indicibile e il mistero.
Tra l’altro , guardando il trailer, ho visto alcuni riferimenti nella serie Netflix e cioè la scala a chiocciola e la scena in cui le due donne sono impaurite dai colpi provenienti dietro ad una porta chiusa.
Cosa ne dite, questa sera dormiamo con la luce accesa?
Alla prossima! Ciao, ciao……………