⌈ Piove,
piove, senti come piove, senti come viene giù..
Jovanotti – Piove ⌋
Con la testa tra le nuvole
Personalmente sono molto affezionata alla ranocchietta che illustra il meteo sul mio smartphone con sistema android: non sempre le previsioni sono quelle giuste, ma vederla con l’ombrello oppure, al contrario, stendere il bucato al sole, mi allieta l’animo.,
Volendo avere delle informazioni più dettagliate, le app dedicate al servizio meteorologico sono tante , e tutte, più o meno, sono vicine a dare previsioni azzeccate (ricordando il limite massimo che per esse è di tre giorni).
C’è sempre chi si affida al comportamento del gatto di casa per sapere che tempo farà: se si lecca la zampa e se la passa dietro all’orecchio (dicono che) pioverà.
A causare il maltempo (e il suo opposto) concorrono diversi fattori fisici, tra i quali temperatura, umidità relativa, velocità del vento, pressione atmosferica, ma anche l’osservazione delle nuvole può esserci d’aiuto, specie se siamo su di un sentiero durante un escursione (ma è sempre meglio guardare le previsioni prima di partire).
In quanti sanno effettivamente quale sia la differenza tra cumulonembi, cirri, cirrocumuli?
A darci una mano in questo è la rivista di Meteorologia dell’ Aeronautica Militare (il pdf può essere scaricato da questa pagina)
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Aggiungo che il primo a catalogare le nuvole, e dare loro i nomi che tutt’ora utilizziamo, fu nel 1802 il meteorologo inglese Luke Howard, il quale ebbe come grande estimatore del suo lavoro lo scrittore Johann Wolfgang von Goethe che gli dedicò addirittura una poesia:
⌈ Lui invece, Howard, ci offre con pura competenza
I più stupendi frutti della nuova scienza.
Quel che fermare, raggiunger non si può
Egli, per primo, l’afferra e lo trattiene;
Determina l’indeterminato, lo delimita,
Lo definisce in modo pertinente! — A te sia la gloria!
Goethe – La forma delle nuvole⌋
L’uomo che inventò le previsioni meteo

Robert Fitzroy (Ampton Hall, 5 luglio 1805 – Londra 30 aprile 1865) storicamente è conosciuto per essere stato il comandante della Beagle che accompagnò Charles Darwin nel 1831 in giro per il mondo per elaborare la teoria di quest’ultimo sull’origine della specie (il viaggio durò ben cinque anni)
I due furono legati da una profonda amicizia che si spezzò quando, nel 1859, Darwin pubblicò la sua teoria sull’evoluzione basata sulla selezione naturale: Fitzroy, fervente credente, bollò come blasfemia la tesi del suo (ormai ex) amico, allo stesso modo venne ricambiato dallo scienziato che affermò che la pretesa di Fitzroy di prevedere il tempo atmosferico era in contrasto con il controllo divino (in poche parole Dio solo decideva se doveva piovere o no).
Robert Fitzroy era comunque un uomo determinato tanto che a soli 24 anni, nel 1829, mappò quelle che allora erano le inesplorate coste dello Stretto di Magellano e della Terra del Fuoco doppiando Capo Horn, portando dietro di se un autentico arsenale scientifico per la rilevazione cartografica, termometri, igrometri e pluviometri al fine di scoprire come si formassero le tempeste.
Nel 1859 gli fu assegnata la guida del Servizio meteorologico inglese e si deve sempre a lui il termine di previsioni del tempo.
Grazie ai fondi ottenuti dal governo inglese riuscì a installare una rete composta da tredici stazioni meteorologiche poste lungo le coste dell’Inghilterra, collegate tra loro attraverso il telegrafo e inaugurata nel settembre del 1860: qualche mese dopo, cioè nel febbraio del 1861, Fitzroy emise il primo avviso di tempesta della storia.
Purtroppo per lui la tecnologia di allora non era sufficiente per avere certezze assolute sul tempo atmosferico, per cui, il più delle volte, le previsioni erano errate e questo comportò da parte degli armatori, costretti a tenere le proprie navi al riparo dei porti anche con condizioni favorevoli, un’accesa ostilità.
A loro si aggiunse anche il giudizio negativo sul suo operato dell’opinione pubblica (opinione strumentalizzata dagli articoli denigratori del Times): Fitzroy, avvilito e depresso da questi continui attacchi, nella domenica del 30 aprile 1865 si suicidò.
Piccola parentesi

In questo mio excursus sulla nascita della moderna meteorologia non potevo non accennare alla figura di James Glaisher (Londra, 7 aprile 1809 – Londra, 7 febbraio 1903)
Fu membro fondatore della Meteorological Society (1850) e dell’Aeronautical Society of Great Britain (1866), nonché presidente della Royal Meteorological Society dal 1867 al 1868.
La sua fama è dovuta soprattutto a quella di pilota di mongolfiere per lo studio degli strati più alti dell’atmosfera: nel 1862 riuscì a superare gli 11.000 metri di altezza (la stessa utilizzata dai moderni aerei di linea).
Inoltre, come meteorologo del governo, elaborò i dati inviati a Londra da ventinove stazioni sparse sul territorio per poi pubblicarli sul Daily News: erano nati i bollettini meteo (quelli della mia ranocchietta)
Alla figura di James Glaisher si è ispirato il regista Tom Harper per il film The Aeronauts con Felicity Jones e Eddie Redmayne nei ruoli principali (il film è disponibile su Amazon Prime Video).
Il libro in anteprima
⌈ Cosa sono le nuvole? Forse è più interessante chiedersi cosa ci porta a guardarle, mentre passano sulle nostre teste, correndo chissà dove.
A volte le fissiamo cercando una forma nascosta, perché speriamo in un segno, oppure le scrutiamo preoccupati che ci guastino una domenica fuori porta.
Che sia per gusto o per necessità, non riusciamo a fare a meno di interrogarle, di metterle nei nostri pensieri.
Sarà per questo che ci accompagnano sempre: affiorano nei disegni dei bambini, nelle poesie degli adolescenti, nei sogni a occhi aperti degli adulti. Poco importa che siano fatte d’acqua o di immaginazione: il loro peso non cambia. Passano sulle nostre vite gettando ombre, aprendo squarci di luce, portando piogge che di volta in volta si rivelano catastrofiche o provvidenziali.
Non siamo semplici spettatori della loro corsa, perché il nostro destino dipende dalle loro rotte, dal loro colore. Ecco perché dobbiamo imparare a decifrarle, a comprenderne il linguaggio.
E per farlo dobbiamo rivolgerci alla meteorologia, perché dalle nuvole ha appreso il senso della mutevolezza: cercare conferme accettando gli imprevisti e attraversare il nostro tempo provando a intuirne i cambiamenti.
Questa è la filosofia delle nuvole di cui parla Luca Mercalli: non una dottrina, ma un’attitudine. Un invito a osservare, a restare in ascolto, a coltivare il dubbio e a non rinunciare mai al proprio diritto di sdraiarsi a guardare il cielo. Perché avere la testa fra le nuvole non è sempre un difetto.⌋
⇒ I veleni in natura nel mondo animale
⇒ Infine, cinquant’anni fa, si partì per la Luna
⇒ Valanghe e Tavole (di Courmayeur): l’argomento
Titoli di coda
Ho iniziato l’articolo con le parole di Piove di Jovanotti e non potevo che terminare con il video della sua canzone
♥ Alla prossima! Ciao, ciao….♥♥