⌈ Signora Senatrice,
Il suo progetto di chiusura delle case di tolleranza ha trovato molto favorevole accoglienza negli ambienti interessati: vale a dire in quelle case delle quali, purtroppo, sono ospite anch’io.
E’ facile giudicare quelle donne che fanno la miserabile esistenza: le stesse cose le pensavo anch’io quando ero una ragazzina e facevo le magistrali nella mia città.
Bisogna provare però a restare sole per poter dire <<ha fatto bene>> oppure << ha fatto male>>.
si dice tante volte in giro, io l’ho sentito spesso, che non siamo obbligate a entrare nella vita.
Non è vero: siamo peggio che obbligate.
Tante volte sono dei luridi sfruttatori che costringono a darsi al prossimo, tante volte è la fame, e altre volte è il bisogno di soldi per poter mantenere la famiglia, o i figli, o il marito malato….
Lettera scritta da M. il 15 luglio 1949 alla senatrice Lina Merlin in favore della chiusura delle case di tolleranza ⌋
20 febbraio 1958: si chiudono le case di tolleranza
La donna che ha scritto quella lettera alla senatrice Lina Merlin ha dovuto, quindi aspettare ancora nove anni affinché il suo desiderio venisse esaudito.
Non sapremo mai cosa abbia fatto lei in questi lunghi nove anni, se è riuscita ad avere una vita migliore o se ha dovuto continuare a vendere il proprio corpo per poter vivere: come lei altre donne in quegli anni hanno scritto alla senatrice in favore della legge o semplicemente per chiedere un aiuto.
Gli scritti sono stati raccolti nel documento Lettere dalle case chiuse e ripubblicate dalla Fondazione Anna Kulishoff ( il libro è scaricabile dal sito della Fondazione)
white_merlinEssere prostituta tra lavoro e schiavitù
La prostituzione non è ovviamente invenzione della società moderna: già Erodoto in Storie descrive l’usanza babilonese riferita alla prostituzione sacra:
⌈ Infine, la più turpe delle usanze babilonesi è la seguente: ogni donna del paese deve andare nel santuario di Afrodite una volta nella sua vita e unirsi a un uomo straniero.
Molte, sdegnando di mescolarsi con le altre, superbe come sono delle loro ricchezze, si fanno portare al tempio su carri coperti e si pongono lì, seguite da numerosa servitù.
Le più invece fanno così: nel santuario di Afrodite si mettono sedute molte donne con una corona di corda attorno al capo; le une vengono, le altre vanno. In tutte le direzioni ci sono passaggi diritti in mezzo alle donne e passandovi attraverso gli stranieri scelgono. Quando una donna ha preso posto lì non torna a casa prima che uno degli stranieri, gettatole in grembo del denaro, non si sia unito a lei fuori del tempio.
Gettando il denaro egli deve dire queste parole: «Io invoco la dea Militta».
Gli Assiri chiamano infatti Militta Afrodite. La somma di denaro è quella che ciascuno vuole, poiché certo la donna non lo respingerà – e non è lecito – perché questo denaro diventa sacro. La donna segue il primo che le abbia gettato del danaro e non respinge nessuno. Dopo essersi unita all’uomo e aver così adempiuto l’obbligo verso la dea torna a casa, e da allora in poi non daresti mai tanto da poterla possedere.
Quelle che hanno un bell’aspetto fisico presto se ne vanno, mentre quelle di loro che sono brutte rimangono per molto tempo, non potendo soddisfare la legge; e alcune fra loro rimangono anche per un periodo di tre o quattro anni. Anche in alcune zone di Cipro c’è un’usanza simile a questa⌋
Venendo meno la componente religiosa parimenti allo sviluppo della società, la prostituzione da sacra è diventata strumento per contenere (meglio dire dare soddisfazione) a quella che in realtà è la pulsione sessuale.
E’ vero anche che in passato, cioè prima che la legge Merlin divenne esecutiva, i bordelli erano (anche) utilizzati per quella specie di rito di iniziazione alla vita sessuale riguardante i giovani maschi che, in questa maniera, lasciavano alle spalle l’adolescenza per entrare nel mondo adulto.
⌈ Peccato che, ancora oggi, non si è compreso che la vera educazione sessuale deve necessariamente passare dalla scuola e non dal letto di una prostituta. ⌋
Oggi in Italia il tema della riapertura delle case di tolleranza è uno dei tanti cavalli di battaglia della destra politica ( ma anche a sinistra c’è anche chi sarebbe favorevole).
In Europa ogni singolo Paese ha la sua soluzione per arginare la prostituzione: dalla condanna fino a un certo grado di permissivismo
Conclusione
Come donna vedo nelle case di tolleranza o nella forma estesa e più moderna dei quartieri a luci rosse, solo un ghetto dove il corpo femminile è pura merce (tralasciando i cosiddetti vantaggi di natura sanitaria e pubblica sicurezza dovuti ai maggiori controlli).
Quindi sarei più propensa alla libera professione di chiunque, quindi non limitatamente una donna, decida di offrirsi senza alcuna coercizione.
Magari istituendo un albo professionale, pagando le tasse dovute allo Stato (tant’è i soldi c’entrano sempre)
Il libro in anteprima
Julie Bindel è una scrittrice femminista radicale inglese e co – fondatrice del gruppo di riforma della legge Justice for Women che, dal 1990, ha aiutato le donne che sono state processate per aver ucciso partner violenti di sesso maschile.
Nel suo libro Il mito Pretty Woman, come la lobby dell’industria del sesso ci spaccia la prostituzione racconta, attraverso intervista con ex prostitute, come la favola della puttana felice è solo invenzione.
⌈ Il commercio internazionale del sesso è al centro di uno dei dibattiti più accesi a livello mondiale, e non solo fra le femministe e gli attivisti per i diritti umani.
Per decenni la sinistra liberale ha oscillato fra il pro-sex work e l’abolizionismo. Ma oggi le donne che hanno vissuto la violenza della prostituzione hanno preso la parola contro la favola di Pretty Woman, la puttana felice, dando vita a un movimento globale che sta portando avanti una battaglia a favore del Modello nordico, l’unico modello legislativo che protegge i diritti umani delle persone prostituite.
Allo stesso tempo una potente e ben finanziata lobby pro-prostituzione – che comprende proprietari di bordello, agenzie di escort e compratori di sesso – impone la sua narrazione, che occulta la violenza subita dalle donne e riduce la prostituzione a un lavoro come un altro allo scopo di decriminalizzare l’industria del sesso, trasformando gli sfruttatori in imprenditori e proteggendo il diritto dei compratori ad abusare dei corpi delle donne.
Nel corso di due anni Julie Bindel ha raccolto 250 interviste viaggiando instancabilmente fra Europa, Asia, Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Africa. Ha visitato bordelli legali, conosciuto papponi, pornografi, sopravvissute alla prostituzione. Ha incontrato femministe abolizioniste, attivisti pro-sex work, poliziotti, uomini di governo, uomini che vanno a puttane.
Un’indagine approfondita, appassionata e sofferta che rivela le bugie di una mitologia tesa a truccare gli sporchi interessi di un’attività criminale fra le più redditizie a livello globale. ⌋
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♥ Alla prossima! Ciao, ciao….♥♥