⌈ “Il comunismo non è mai andato al potere in un Paese che non fosse smembrato dalla guerra o dalla corruzione, o da entrambe”
John Fitzgerald Kennedy⌋
1976: tra golpe improbabili e nuove amicizie
Nel 1976 in Italia il comunismo non era andato al potere: eppure la paura che il PCI riuscisse a governare il Paese fece temere per la stabilità dell’Alleanza Atlantica tanto che, in un documento desecretato del Foreign Office nel 2008, si ipotizzò un golpe per fronteggiare tale eventualità.
Naturalmente il tutto era visto come pura strategia teorica e quindi irrealizzabile (per fortuna).
Se l’argomento ricade nei vostri interessi vi rimando al lunghissimo articolo pubblicato nel 2008 sul sito da La Repubblica.it (⇒Dalle carte segrete del Foreign Office l’idea di un colpo di stato in Italia) .
Nel 1976 si era ancora nel periodo della Guerra fredda e Cuba era una spina nel fianco specie per gli Stati Uniti e gli alleati.
Pierre Trudeau nel 1975
Non per il Primo ministro canadese Pierre Elliot Trudeau(Montréal, 18 ottobre 1919 – Montréal 28 settembre 2000) che in quel periodo, rompendo l’embargo verso Cuba e irritando non poco il governo degli Stati Uniti, volò all’Avana, accompagnato dalla moglie Margaret e dal piccolo Michel di appena tre mesi d’età, restando ospite di Fidel Castro per alcuni giorni diventandone amico.
Quando, disgraziatamente Michel morì nel 1998, a causa di una valanga mentre sciava nella British Columbia , Fidel Castro andò a Montreal per i funerali, avendo quindi l’occasione di abbracciare Justin, il fratello di Michel, allora ventisettenne ( l’altro figlio Sacha è oggi giornalista in Canada).
Tocca ancora a Fidel Castro, questa volta nel 2000, a ritornare in Canada per un altro funerale: questa volta per essere accanto alla famiglia del suo amico Pierre Trudeau.
Questa cortesia non verrà ricambiata dal premier Justin Trudeau alla morte del Lider Maximo allineandosi in questa modo, ai leader occidentali (compreso Obama) che disertarono le esequie oppure mandando al loro posto dei rappresentanti.
Solo dopo i funerali Justin Trudeau scrisse un elogio ufficiale nei riguardi dell’ex presidente cubano.
La dichiarazione ufficiale di Justin Trudeau sulla morte di Fidel Castro
The Prime Minister, Justin Trudeau, today issued the following statement on the death of former Cuban President Fidel Castro: “It is with deep sorrow that I learned today of the death of Cuba’s longest serving President. “Fidel Castro was a larger than life leader who served his people for almost half a century. A legendary revolutionary and orator, Mr. Castro made significant improvements to the education and healthcare of his island nation. “While a controversial figure, both Mr. Castro’s supporters and detractors recognized his tremendous dedication and love for the Cuban people who had a deep and lasting affection for “el Comandante”. “I know my father was very proud to call him a friend and I had the opportunity to meet Fidel when my father passed away. It was also a real honour to meet his three sons and his brother President Raúl Castro during my recent visit to Cuba. “On behalf of all Canadians, Sophie and I offer our deepest condolences to the family, friends and many, many supporters of Mr. Castro. We join the people of Cuba today in mourning the loss of this remarkable leader.”
Leonard Cohen entra in scena
Leonard Cohen
Ai funerali di Pierre Trudeau, oltre a Fidel Castro, vi era un altro importante personaggio, non della poltica ma della cultura musicale: Leonard Cohen
I due non si erano mai incontrati fino ad allora, anche se Leonard Cohen, nel 1961, si era recato a Cuba poco prima del tentativo degli esuli cubani anticastristi (addestrati dalla CIA) di rovesciare il regime di Fidel Castro: tentativo che sfociò nella disastrosa avventura della baia dei Porci
Il cantautore poeta canadese era a Cuba seguendo le orme del poeta spagnolo Federico Garcìa Lorca il quale soggiornò all’Avana per circa tre mesi nel 1930.
Da quell’esperienza Leonard Cohen scrisse Field Commander Cohen (il testo in italiano lo troverete alla fine dell’articolo).
Comandante di Campo Cohen
Il Maresciallo di Campo Cohen fu la nostra spia più importante. Ferito mentre compiva il suo dovere, come paracadutare acido nei bicchieri delle feste diplomatiche, e costringere Fidel Castro ad abbandonare i suoi possedimenti. Ha lasciato tutto come un vero uomo, tornando a fare niente di speciale, sale d’attesa e code per i biglietti, suicidi con pallottole d’argento, messianiche mareggiate dell’oceano, e corse sull’ottovolante delle razze e altre tipi di noia spacciati per poesia. So che hai bisogno di dormire adesso, so che la tua vita è difficile ma molti uomini stanno morendo laddove hai promesso di fare la guardia. Non ho mai domandato ma ho sentito che hai condiviso la tua sorte con i poveri. Ma poi ho ascoltato per caso la tua preghiera che tu possa essere questo e niente più di un cantante milionario adorato da qualche donna riconoscente e fiduciosa, il Santo Patrono dell’Invidia e il fruttivendolo della disperazione che lavora per il dollaro Yankee. So che hai bisogno di dormire adesso, so che la tua vita è difficile ma molti uomini stanno morendo laddove hai promesso di fare la guardia. Oh, amante vieni e sdraiati vicino a me, se tu sei davvero il mio amante, e cerca di essere per un po’ il tuo io più dolce, fino a quando non chiederò altro, figlio mio. e poi fai risuonare gli altri te, sì, fai che si manifestino e vengano fino a quando ogni sapore sarà avvertito dalla lingua, fino a quando l’amore sarà penetrato e appeso e ogni tipo di libertà si materializzerà, allora oh, oh amore mio, oh amore mio, oh amore mio oh amore mio, oh amore mio, oh amore mio.
Lo Smooth jazz è un genere musicale caratterizzato dalla semplificazione delle complessità armoniche e improvvisative tipiche del jazz, con maggior enfasi sulle melodie, con sonorità più rilassanti rispetto alla fusion o al funk, quindi molto più orecchiabile e commerciabile, soprattutto per quanto concerne la diffusione radiofonica.
Certamente voi che siete appassionate di musica jazz e sapete tutto a riguardo delle complessità armoniche e improvvisative della Smooth jazz, sapete anche che la Grace Kelly in questione non è assolutamente l’indimenticabile Grace Kelly principessa di Monaco.
Ma io, che tutt’al più riesco a malapena distinguere una mazurka dal trallalero genovese, mi sono adeguata al detto di Alessandro Baricco e ho subito pensato che si trattava di jazz e che la Grace Kelly in questione ne era (è) una delle esponenti più in voga.
Ovviamente quanto scritto a riguardo delle mie conoscenze musicali è solo falsa modestia!
Grace Kelly
La nostra Grace Kelly musicista è nata il 15 maggio 1992 a Wellesley nel Massachusetts da genitori coreani.
Solo dopo che la madre si è risposata con Robert Kelly nel 1997, che prontamente adottò la piccola Grace, le venne cambiato il cognome da quello paterno Chung in, appunto, Kelly.
Il suo debutto nella musica è molto precoce perché a soli tredici anni ha pubblicato il suo primo disco dal titolo Dreaming .
E’ inutile scrivere (ma devo farlo altrimenti che articolo è?) la sua carriera punta decisamente verso l’alto esibendosi come solista e collaborando con altri musicisti di calibro: a sedici anni, insieme a Lee Konitz, registra l’album Grace full Lee con un notevole successo di critica.
Nel 2013 il singolo Sweet sweet baby raggiunge la decima posizione nella sezione dedicata al Smooth jazz pubblicata dalla rivista Billboard
Nel 2014 ha una parte nel pluripremiato documentario Sound of Redemption: the Frank Morgan Project prodotto dallo scrittore Michael Connollydedicato a Frank Morgan sassofonista dalla vita travagliata che trascorse molti anni in prigione per droga (e che morì a Minneapolis il 14 dicembre 2007 a 74 anni).
Naturalmente, dopo averne scritto alcune parole (il giusto per quest’articolo) concludo postando il video di Crazy Love interpretato da Grace Kelly(la regina dello Smooth jazz)
Ecco quello che ho da dire sulla musica: ascoltatela, suonatela, riveritela e tenete la bocca chiusa
Albert Einstein
Disco Music intolerance
Lo dico subito a scanso di equivoci: a me la disco music non piace, o per lo meno non tutta.
Questo, però, non mi avrebbe portata a fare quello che, nel luglio del 1979, tanti giovani fecero nello stadio dei White Sox a Chicago (il Comiskey Park, evento in seguito passato alla storia (storia!?) come Disco Demolition Night.
In pratica quella sera di quarant’anni fa migliaia di persone portarono allo stadio i loro vinili di musica Disco per farne un falò: questo dopo l’invito all’azione partito dal giovane conduttore radiofonico Steve Dahl, il tizio ritratto nell’immagine seguente presa in quell’occasione
Dahl odiava la Disco music e lo faceva nel nome di una presunta supremazia del rock come stile musicale: l’occasione per manifestare questo suo odio gliela diede proprio la società dei White Sox che, per scopi pubblicitari e per riempire lo stadio durante una doubleheader (si tratta di un doppio incontro tra due squadre nella stessa serata), pensò di offrire una sostanziosa riduzione sul biglietto d’ingresso allo stadio a chiunque avrebbe portato i vinili di Disco music per distruggerli.
Si presentarono in migliaia, più che altro fan di Dahl e per questo sostenitori della sua campagna anti – Disco: la cronaca parla di una situazione di difficile controllo con esagitati che fuori dallo stadio bruciano i dischi mentre all’interno, al centro del campo, vengono accumulati i vinili in attesa del conduttore che, vestito da militare, non vede l’ora di dare inizio allo spettacolo.
In effetti è proprio uno spettacolo che tristemente ricorda il Bücherverbrennungen: cioè, quando nel 1933, i nazisti bruciarono tutti i libri che erano contrari all’ideologia hitleriana.
I dischi da distruggere erano posti in un contenitore che Dahl inopinatamente da fuoco con il risultato di un’esplosione che danneggerà seriamente il terreno di gioco mandando all’aria (è il caso di dirlo) il doubleheader.
A quel punto la situazione degenera (complice anche un tasso alcolemico alto accompagnato dall’uso smodato di marijuana) e in molti invadono il campo lasciandosi andare al puro vandalismo.
Interverrà la polizia in tenuta anti -sommosa effettuando numerosi arresti e nelle colluttazioni molte persone rimarranno ferite.
Una serata da dimenticare (?)
Un fatto di questo genere dovrebbe essere posto nel dimenticatoio da chi lo ha generato: in effetti il non più giovane Dahl a distanza di qualche decennio continua a non vergognarsi di quello che è stato un pogrom verso uno stile musicale ma, cosa ancora più discutibile, è il fatto che la società dei Chicago White Sox abbia voluto proprio nel luglio di quest’anno commemorare quella fatidica serata con una festa.
Potrebbe sembrare solo una manifestazione di pessimo gusto, sennonché vi è un fatto che travalica ogni giustificazione: la Disco music è sempre stata considerata come la musica dei neri, dei latini e degli omosessuali e, quindi, un pretesto giustificato, secondo la logica dei nazisti dell’Illinois, per eliminare un simbolo di altra cultura.
Non solo la Disco music è stata vittima dell’intolleranza razziale: nel 1966 il Ku Klux Klan diede fuoco ai dischi dei Beatles perché accusata di essere musica degenere.
Eppure di dice che Charles Manson, fautore della supremazia bianca, sia stato ispirato per i suoi delitti dalla musica dei Beatles, in special modo dal brano Helter Skelter.
Il libro
Dopo questa carrellata su intolleranza e stupidità umana, vi segnalo il libro che non dovrebbe mancare nello scaffale della libreria di ama la Disco:
La storia della Disco Music scritta dai giornalisti e critici musicali Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano
Il 2 aprile 1979. Newsweek, con Donna Summer in copertina, titolava: ‘Disco Takes Over’ (la disco prende il sopravvento). 40 anni fa, dopo più di un lustro di incontrastato regno, la disco music era al suo apice. Trascorsi tre mesi da quell’articolo, una parte dell’establishment tenterà di farla fuori.
Invano: era già nel DNA della musica.
Il volume analizza genesi e sviluppo di un melting pot sonoro, culturale e sociale dalle innumerevoli diramazioni creative: un fenomeno molto amato, ma anche molto osteggiato, che, da movimento underground per minoranze di razza, sesso e ceto sociale, si è evoluto in carismatico trend-setter di massa. Per la prima volta in Italia viene narrata, da prospettive nuove rivolte al contesto socio-culturale dell’epoca, la storia completa della disco music risalendo alle sue radici afro, R&B, soul, funk fino alle contaminazioni con l’elettronica dell’Eurodisco, con un occhio di riguardo riservato alla prima Italo Disco, approfondendo altresì il proliferare delle originarie discotheques che, da Parigi, sono esplose a New York, centro gravitazionale della club culture (The Loft, Studio 54, Paradise Garage) e trampolino di lancio dei nuovi ministri del suono, i DJ e i loro vinili a 12 pollici.
Una mappa fondamentale per orientarsi tra le varie correnti assurte a fama mondiale: dalle origini afro di Manu Dibango e della Lafayette Afro Rock Band al solare Miami Sound, dalla disco-stomp di Bohannon alla Febbre del Sabato Sera, dall’orchestrale Philly Sound all’elettronica del Munich Sound di Giorgio Moroder, dalle superstar (Donna Summer, Bee Gees, Chic, Gloria Gaynor, Barry White, Amii Stewart) alle iconiche hits delle meteore (‘Ring My Bell’, ‘Born To Be Alive’, ‘Funky Town’) e dei personaggi più oscuri, dal gay-clubbing di Sylvester e Grace Jones agli ‘alieni’ atterrati sul dancefloor dai pianeti rock, funk e jazz. Con un focus incentrato nel periodo 1974-1980 (prodromi ed epigoni annessi),
La Storia della Disco Music è la prima narrazione completa, ricca di racconti, aneddoti e citazioni, sul caleidoscopico genere che ha contribuito in modo fondamentale all’evoluzione della musica moderna.
Le parole del testo: La Fortuna – Prologo. Carmine Burana – Carl Orff
Carl Orff e i Carmina burana
C’è una frase in quel piccolo capolavoro di comicità intelligente che è il film di Woody AllenMisterioso omicidio a Manhattan e cioè quando il protagonista (interpretato dallo stesso Woody Allen) uscendo da un teatro lirico dice:
Io non posso ascoltare troppo Wagner, lo sai: già sento l’impulso ad occupare la Polonia.
Io, invece, quando ascolto i Carmina Buranae nello specifico La Fortuna , non mi immagino certo di invadere la Polonia, ma di essere un’amazzone teutonica su di un destriero dalle narici frementi, pronta a dare battaglia fosse anche per conquistare l’ultimo parcheggio sotto casa (a proposito ho parlato del mito delle Amazzoni in quest’articolo).
Carl Orff (Monaco di Baviera, 10 luglio 1895 – Monaco di Baviera, 29 marzo 1982) nel 1937, all’apice di una carriera di successo, ebbe la sfrontatezza di scrivere al suo editore:
Può mandare al macero quanto scritto finora: con i Carmina Burana inizia la mia produzione.
In effetti l’ 8 giugno 1937, quando i Carmina Burana furono presentati per la prima volta a Francoforte, il successo fu tale da oscurare non solo ciò che Orff aveva scritto precedentemente ma anche quello che ne seguì tra le sue opere.
La scoperta dei Carmina burana
Monastero di Benediktbeuren
Carl Orff era un’appassionato di musica medievale e letteratura antica, questa sua passione lo portò a scoprire una serie di canti conservati nel monastero di Benediktbeuren in Germania (in latino Bura Sancti Benedicti da cui la dicitura burana): si trattava di un insieme di canti medievali distribuiti in quattro sezioni (moralia, amatoria, lusoria e divina) intonati in basso latino e antico tedesco: essi evocavano atmosfere malinconiche con spunti di allegria popolare.
Orff scelse un certo numero di canti racchiudendoli tra Prologo e d Epilogo in cui domina, per l’appunto, O Fortuna (il brano che mi trasforma in amazzone teutonica…): l’insieme costituisce quello che nell’intestazione della partitura viene apertamente dichiarato e cioè:
Canzoni profane da cantarsi da cantori e dal coro, accompagnate da strumenti e immagini magiche
Insomma un qualcosa che rimanda a una grandiosa cerimonia pagana.
I Carmina burana furono ritrovati nel 1874 dal linguista tedesco Johann Andres Schmeller ma la cui trascrizione dalla lingua antica fu possibile solo nei primi anni del Novecento
Oltre i Carmina burana
Drammaturgo, poeta e librettista, scenografo, direttore d’orchestra e musicologo: questo era Carl Orff uno tra i più attivi tra i musicisti del Novecento, ma anche pedagogo nel campo dell’educazione musicale:
Nel 1924, insieme alla moglie Dorothée Günter, fondò a Monaco la Günterschule, un corso di educazione musicale basato sui principi del metodo Jacques – Dalcroze in cui, partendo da un ritmo eseguito xilofoni, campanelli, tamburi ma anche bicchieri, stimola l’improvvisazione nei bambini.
Da questa esperienza didattica si arrivò al testo Musik für Kinder (1954) tradotto in una ventina di lingue tra cui l’italiano e tuttora utilizzato nelle scuole musicali di tutto il mondo.
E’ naturale che io termini quest’articolo (prossimo premio Pulitzer) con una rappresentazione di O Fortuna: ho scelto per l’occasione non un video tratto dall’esecuzione in un teatro d’opera, ma quello di un flash mob del 2012 del coro e orchestra di Philadelphia con 300 elementi tra musicisti e ballerini, provenienti da cinque stati, presso la Amtrak Station di Philadelphia.
Buon ascolto.
♥Alla prossima! Ciao, ciao…♥
Opera Company of Philadelphia Amtrak 30th St Station “O Fortuna” Random Act of Culture
Tom’s diner di Suzanne Vega ha su di me un effetto calmante, direi ipnotico: come quando un cobra ondeggia seguendo il suono di un flauto.
A parte ogni mia disgressione sugli effetti che il brano ha su di me (diffido da ogni cosa che striscia, quindi mai vorrei diventare una femmina-cobra), Tom’s diner è passato alla storia musicale come il primo motivo a essere codificato nel formato digitale Mp3:
La nascita del formato audio mp3, avvenuta tra la fine degli anni’80 e inizio anni ’90, fu dovuta dal team internazionale guidato dall’ingegnere italiano Leonardo Chiariglione e di cui faceva parte anche l’ingegnere di elettronica e matematico tedesco Karlheinz Brandenburg .
Furono loro appunto che, per saggiare la traccia audio una volta codificata in Mp3, utilizzarono il brano di Suzanne Vega.
Alla commercializzazione dell’mp3 ne segue, negli anni successivi, il suo utilizzo per il filesharing e la conseguente nascita di programmi e siti costruiti allo scopo: uno fra tutti Napster.
Con la piattaforma Napster, lanciata nel 1999 dai due giovani fondatori Shawn Fanning e Sean Parker, il mondo discografico di allora cambia, subendo in qualche maniera la condivisione dei brani a danno del copyright
Naturalmente l’industria discografica va subito all’attacco di Napster e dei suoi cloni con azioni legali che, pur vedendo la chiusura delle piattaforme di filesharing, non potrà fermare l’onda della condivisione Peer-to-peer attraverso la tecnologia (o protocollo) BitTorrent
Oggi, però, il fenomeno della pirateria è stato ampiamente ridimensionato con lo streaming offerto da Netflix e, soprattutto per la musica, da Spotify e Apple Music (se l’argomento è di vostro interesse vi consiglio la lettura dell’articolo di Wired….ma poi ritornate qui!!)
Si ritorna all’alta fedeltà
Non solo il mondo del vinile si prende la rivincita sul formato mp3, ma esiste anche la possibilità di ascoltare brani musicali in alta fedeltà utilizzando codec lossless (senza perdita) come FLAC (Free Lossless Audio Codec) utilizzato negli studi di registrazione.
Tidal è la società USA da poco in Italia che offre per 19,99 euro mensili l’ascolto di 165.000 brani in alta qualità audio (oltre che 75.000 video in HD) , sia nella versione desktop che con l’app per dispositivi mobili.