⌈ Milano rinasce ogni mattina,
Milano è positiva, ottimista, efficiente.
Milano è da vivere, sognare e godere.
Milano da bere
Tratto dalla campagna pubblicitaria per l’Amaro Ramazzotti (1985)⌋
Milano (non quella da bere) nei pensieri di una genovese
Ne birra o vino, tanto meno un Amaro Ramazzotti: per una come me alla quale bastano un paio di boeri al rhum per entrare nelle grazie di Bacco, Milano non è per nulla la città glamour degli anni ’80 (Tangentopoli compresa) descritta in uno spot che oggi suona tanto di ridicolo, ma è la metropoli che mi affascina per modernità e cura delle testimonianze del suo passato.
D’altronde, avendo lavorato in Brianza per un tot di anni in una multinazionale svizzera che si occupa di portare persone e cose su e giù negli edifici, un po’ di milanesità è entrata a far parte del mio DNA…….. (il resto è pura genovesità).
Quindi, astemi oppure no, seguitemi in questa succinta descrizione di due siti di questa stupenda (si, ho scritto proprio stupenda) metropoli.
Milano da bere è un’espressione giornalistica, originata da una campagna pubblicitaria che definisce alcuni ambienti sociali della città italiana di Milano durante gli anni 80 del XX secolo.
In questo periodo, la città era assurta a centro di potere in cui si esercitava l’egemonia del Partito Socialista Italiano (PSI) del periodo craxista.
Si trattava di un decennio caratterizzato dalla percezione di benessere diffuso, dal rampantismo arrivista e opulento dei ceti sociali emergenti e dall’immagine alla moda
Testo tratto da Wikipedia
Milano e il suo museo di design
La sede dell’ADI Design Museum è il classico esempio di una struttura industriale dismessa e poi riconvertita in un intelligente progetto museale: dove una volta esisteva il deposito dei tram a cavallo della Società Anonima Omnibus e, dal 1896, centrale elettrica e in seguito impianto di distribuzione dell’elettricità (all’interno dell’area espositiva sono visibili parte delle apparecchiature), sorge oggi il più grande museo d’Europa dedicato al design.
Al suo interno, in maniera permanente, è visibile la collezione del Compasso d’Oro e cioè il premio dedicato al design che sessantasette anni fa (quindi nel 1954…..se non avete voglia di fare conti) fu voluto da Giovanni (Gio) Ponti e che ogni due anni viene assegnato dall’Associazione per il disegno industriale.
Curiosa è la sezione Uno a Uno in cui vengono proposti al visitatore copie di progetti di uno stessa tipologia ma separati dal tempo: così, ad esempio, la presentazione della Fiat 500 del 1959 e quella del 2011 entrambi vincitrici del Compasso d’Oro nei rispettivi anni.
L’allestimento del museo è stato realizzato dagli studi di architettura Migliore+Servetto Architects (da questo studio è nato il progetto e la realizzazione del Blue Line Park, il parco urbano nato sul tracciato di una ferrovia dismessa che collega il quartiere di Haenduae nella città di Busan (Corea del Sud) al centro balneare di Songieong….. se andrete in futuro da quelle parti, adesso sapete chi ha progettato il tutto) e Italo Lupi.
Milano CityLife
WOW! : avrei potuto anche usare espressioni quali caspita, però, perbacco, cavolo, ****** (quest’ultima volutamente censurata), ma la meraviglia alla vista delle tre torri di CityLife (e di tutto ciò che lì era intorno) mi ha indotto a esprimermi con quel wow!
Non che io vada in giro esprimendomi sempre in questa maniera (anzi non sopporto anglicismi quali location, call, lockdown, breafing, mission, fashion, cool, outfit etc…..), tanto meno provengo dal deserto del Kalahari dove è difficile imbattersi in suddette costruzioni, ma la trasformazione di un’area metropolitana, come quella occupata dalla vecchia Fiera, in un progetto di valorizzazione della stessa in chiave ultramoderna (magari fra un centinaio di anni questa modernità sarà essa stessa storia) e polo di attrazione sia per chi vive a Milano, e sia da chi, turista come la sottoscritta, ne è attratta per la valenza architettonica.
Nel 2004 viene indetto una gara internazionale per la riqualificazione della vecchia area fieristico (la prima Fiera risale al 1920) che verrà spostata al nuovo polo di Rho – Pero l’anno seguente.
Il vincitore del concorso internazionale sarà il progetto CityLife.
Nel periodo tra gli anni 2007 – 2008 compreso si procede con la demolizione dei venti padiglioni della vecchia fiera con criteri avanzati dal punto di vista ambientale per salvaguardare le zone limitrofe al cantiere. Inoltre in questa fase si procede al salvataggio degli alberi presenti per essere ripiantati nel parco pubblico della futura area.
⇒ CityLife ⇐
Le tre torri
Infine loro: un’architetta e due architetti ( chiamateli pure archistar se volete) che con il loro genio creativo hanno dato un’impronta più che visibile al progetto CityLife
In alcune interviste veniva descritta nel possedere un carattere molto spigoloso e donna iperattiva, sempre in prima linea a denunciare la misoginia presente nell’ambito professionale come quello della vita di ogni giorno.
Ha firmato progetti in tutto il mondo (Maxxi di Roma, il Galaxy Soho a Pechino, il ponte Sheik Zayed a Abu Dhabi solo per citare alcuni esempi).
Nel 2004 è la prima donna a conseguire il Premio Pritzker (che ricordo essere considerato come il Nobel per l’architettura), a cui segue il Premio Sterling negli anni 2010 e 2011.
E’ stata una delle massime esponenti della corrente decostruttiva.
Nel 2010 il settimanale Time la include tra le 100 personalità più influenti al mondo.
Zaha Hadid muore il 31 marzo 2016 all’età di sessantasei anni.
Nasce a Ōita il 23 luglio 1931.
Si laurea all’Università di Tokyo nel 1954 diventando allievo di Kenzō Tange.
Nel 1963 fonda l’Arata Isozaki & Associates.
Nel 1986 viene insignito di medaglia d’oro al RIBA (Royal Institute of British Architect)
Nel 2019 vince il Pritzker Prize.
Tra i suoi progetti va ricordato il Palasport Olimpico di Torino (2006)
Nato a Lødz in Polonia il 12 maggio 1946 si iscrive alla facoltà di architettura della Cooper Union di New York laureandosi nel 1970.
Si trasferisce a Londra per specializzarsi in Storia e teoria dell’architettura presso l’Università dell’Essex.
Dal 1978 ricopre la carica di direttore del Dipartimento di Architettura alla Cranbrook Academy of Art e Design.
Nel 1985 si trasferisce a Milano dove fonda un laboratorio didattico no-profit.
Nel 1989 lascia l’Italia polemicamente definendo il nostro Paese un bellissimo posto dove vivere ma inadatto alla professione di architetto.
Si trasferisce a Los Angeles per lavorare presso il Center for the Arts and the Humanities.
§ È il racconto di una Milano che accoglie e trasforma, che sfida e affossa, che dona anche la forza di ricominciare sempre tutto da capo. Ma è anche un racconto di storie, di film, di libri, di donne, di uomini, di esseri umani. Di Camilla Cederna, Mariangela Melato, Giorgio Gaber, Alda Merini, Dino Buzzati.
Di angoli segreti, di chiese nascoste. Di serenità ricercate e raggiunte quando ci si mette in ascolto.
Non è una guida, non è uno sfogo personale, non è una raccolta di biografie. Questo libro mi piacerebbe fosse un territorio di incontro. Tra te lettore e i luoghi che attraversiamo. Per costruire un nuovo alfabeto, delle nuove parole e provare a inventarsi nuovi significati.
Per non perdersi. Per ricordarci che siamo cittadini, abitanti, esseri umani.§
⇒ In Slovenia attraversando la Via della Pace
⇒ Urbex: alla ricerca dei luoghi perduti
♥ Alla prossima! Ciao, ciao…..♥♥