⌈ Camminare nel contesto della realtà contemporanea, parrebbe esprimere una forma di nostalgia, oppure di resistenza.
I camminatori sono persone singolari, che accettano per qualche ora o per qualche giorno di uscire dall’automobile per avventurarsi fisicamente nella nudità del mondo…
Tratto da Il mondo a piedi. Elogio della marcia di David Le Breton ⌋
La Liguria è una regione montuosa….
Ebbene si: a dispetto dell’esile fascia costiera, meta prediletta del turismo estivo, la regione che mi ha visto nascere – un tot di anni fa, ma neanche tanti – è prevalentemente un territorio montano e collinare (come mostra l’immagine precedente ideata da Gatto Filippo…prima o poi dovrò pagarlo…ovviamente in croccantini).
Ed è dunque facile intuire come in pochi chilometri in linea d’aria si abbia la possibilità di passare da un ambiente marino a quello montano con peculiarità da wilderness, proprio come il percorso che vado a proporvi nell’entroterra della cittadina costiera di Arenzano.
L’itinerario
Da Arenzano (in frazione Terralba) in auto percorriamo via Pecorara (molto stretta) che conduce verso l’area picnic in località Curlo, parcheggiando qualche centinaio di metri più in basso presso il ristorante Agueta du Sciria (nei giorni festivi è facile che il parcheggio sia al completo, quindi bisognerà spostarsi verso il Curlo).
Da qui, sulla sinistra, una sterrata ci condurrà fino al Passo Gua (localmente chiamata Pietra quadrata per la presenza di un masso…a forma quadrata), tralasciamo le indicazioni verso il Lago della Tina (assolutamente da non trascurare come prossima meta) continuando sulla sterrata.
Il percorso è situato nell’Alta Valle Leone una volta compresa nell’ambito territoriale della Comunità Montana Argentea e oggi in quella più ampia del Parco Naturale Regionale del Beigua.
L’ambiente si presenta aspro e selvaggio, dominato dalla presenza di erica arborea e da bosco misto formato da orniello, roverella,, leccio, prugnolo e, nelle zone più umide, da ontano bianco e ontano nero. Inoltre, nella parte terminale del percorso, è forte la presenza del pino nero austriaco risultato di un rimboschimento voluto dal Corpo forestale dello Stato negli anni ’30.
Tra la fauna è da segnalare la presenza del biacco (serpente assolutamente non velenoso) e della vipera (serpente velenoso ma molto meno di un cobra….).
Dal punto di vista puramente geologico l’ambiente è caratterizzato da rocce di origine metamorfica (serpentinite) formatesi 150 milioni di anni fa a partire da magmi provenienti dal mantello terrestre sul fondo di un mare esistente in quel periodo nella zona.
Nei pressi del riparo Cianella sulla nostra sinistra troviamo le indicazioni verso Ponte Negrone, percorriamo il sentiero che ora diventa in discesa e in breve arriveremo a una piccola area picnic (fonte) caratterizzata dalla presenza di un castagno centenario.
La discesa verso Ponte Negrone non presenta nessuna difficoltà se non l’accortezza di cedere il passo a qualche ciclista che piomba all’improvviso alle nostre spalle.
Il ponte stesso ha un interesse storico poiché fu costruito nel passato per avere l’accesso all’acquedotto posto sul torrente Lerone le cui acque consentivano il funzionamento della cartiera Pallavicini in zona Terralba, oggi sede del MUVITA (Museo Vivo delle tecnologie per l’Ambiente).
Il Ponte Negrone è posto alla confluenza dei rii Negrone e Leone (che formeranno il torrente Lerone) che in questo punto scorrono formando delle pozze in un ambiente molto suggestivo.
Attraversato il ponte, prendiamo la Via dell’Ingegnere (contraddistinto dal segnavia con una I rossa in campo bianco) la quale si inoltra nella valle del torrente Negrone, dove, a un certo punto, alla nostra destra troveremo un sentiero che si inerpica in direzione del rifugio Sambuco (cartello indicatore).
Arrivati al rifugio è doverosa una meritata sosta ricordando che l’acqua delle due fonti lì presenti non è potabile. Inoltre, alle spalle del rifugio, inizia un sentiero di raccordo che raggiunge a monte la Via dell’Ingegnere .
Ritorniamo sui nostri passi lasciandoci alle spalle il sentiero da cui siamo giunti per percorrere quello in direzione dei Ruggi (nel toponimo ligure la parola ruggi indica i rivoli d’acqua) ignorando il sentiero che scende in basso verso il lago della Tina.
Il percorso diventa a questo punto pianeggiante e interessante sia dal punto di vista naturale che per la presenza di alcuni manufatti, come i due ponti che attraverseremo e dei quali i parapetti di qualche centimetro più alti delle nostre ginocchia sconsigliano l’affacciarsi.
Arrivati all’incrocio con altri sentieri non resta che prendere quello in direzione del riparo Cianella e Passo Gua per ritornare al punto di partenza dove abbiamo lasciato la nostra automobile.
⇒ Colle del Melogno, un itinerario tra faggi e storia
⇒ Foresta della Deiva, l’escursione
⇒ Dal Curlo l’anello dei rifugi (i sentieri della Liguria)
♥ Alla prossima! Ciao, ciao…..♥♥