⌈ Finirai per gettare al vento la tua vita al Moulin Rouge con una ballerina di can – can
Frase tratta dal film Moulin Rouge! (2001) ⌋
Il can – can del Moulin Rouge
Scrivere su quello che la Belle époque ha significato dal punto di vista sociale e artistico, nonché le nuove invenzioni che si ebbero in quel periodo anticamera della modernità, sarebbe per questa povera scrivana un compito assai arduo (d’altronde questo blog non ha la pretesa di essere fonte di conoscenza, bensì di mera curiosità sul mondo tout court).
Se nel mio precedente articolo ho accennato alla parentesi di apparente felicità apportata dalle novità della Belle époque (le classi meno abbienti hanno solo goduto parzialmente di questa felicità) oggi mi focalizzo sull’aspetto più mondano, non per questo scevro di apporti culturali.
Quindi salite a bordo della DeLorean DMC – 12 modificata dallo scienziato Emmett Brown (il Doc protagonista di Ritorno al futuro) e rechiamoci a Parigi in una data particolare e cioè il 6 ottobre 1889 quando a Pigalle , nel XVIII arrondissement, viene inaugurato un locale che diventerà famoso nel tempo: il Moulin Rouge.

Che cosa si fa nel locale fondato dall’impresario teatrale Charles Zidler e dal suo socio Josep Oller i Roca in quegli anni?
Ovviamente, non essendo un luogo di penitenze e frequentato da tutti i ceti sociali, si andava lì per divertirsi assistendo agli spettacoli, si beveva molto (fiumi di assenzio) e per fare nuove amicizie.
Ma se si parla di Moulin Rouge è inevitabile legare a questo nome quello del ballo sfrenato del can – can.

Il pittore

Henri Marie Raymond de Toulouse- Lautrec – Monfta ( Albi, 24 novembre 1864 – Malromé, 9 settembre 1901): dalla lunghezza del nome è facilmente intuibile le origini nobili di colui che sarà uno dei più grandi pittori di fine Ottocento.
Infatti il padre era il conte Alphonse-Charlese-Marie de Toulouse-Lautrec-Monfta, mentre la madre era la contessa Adéle-Zoë-Marie- Marquette Tapié de Céleyran: i due, in virtù del fatto che all’epoca era consuetudine sposarsi fra consanguinei per mantenere la purezza del sangue blu (colore del sangue condiviso con alcuni tipi di verme), si sposarono il 10 maggio 1863.
Il matrimonio fra consanguinei può comportare gravi conseguenze a carico del patrimonio genetico dei figli: infatti nella famiglia Toulouse-Lautrec non erano infrequenti nascite con prole portatrici di gravi malattie che ne diminuivano drasticamente la durata della vita (Richard, fratello di Henry Toulouse-Lautrec, morì in tenera età per una di queste malattie).
Inevitabilmente anche Henry Toulouse – Lautrec fu portatore di una rara malattia ossea che gli procurò, tra l’altro, anche la frattura dei femori e forti dolori : la picnodisostosi,
Nel 1872, quando aveva diciassette anni, con la madre si recò a Parigi per iscriversi al Lycée Fontanes ed è in questo periodo che stringe amicizia con due pittori e cioè René Princeteau e Maurice Javant, i quali riconobbero in Toulouse – Lautrec il genio pittorico stimolandolo a proseguire nella carriera artistica.
L’incorraggiamento dei suoi amici parigini non fu lo stesso che trovò in famiglia, anzi, pur non ostacolando il desiderio del figlio di diventare pittore, il padre Alphonse gli chiese di adottare uno pseudonimo (per il buon nome del casato), così che troviamo il nome di Tréclau (anagramma di Lautrec) impresso nelle sue prime tele.
Alphonse però sa di non poter competere con la caparbietà del figlio per cui, in un certo senso, lo asseconda cercando di indirizzarlo verso la tradizione accademica, cosa che Henry seguì di fare fintanto che prese la decisione di cambiare completamente il suo stile dedicandosi ai manifesti contribuendo, in questa maniera, a fare entrare l’arte nelle case di tutti (un po’ come una volta si tappezzava la propria cameretta con i manifesti dei film o dei cantanti preferiti…si fa ancora?).
Ma la vera preoccupazione che Henry procurava alla famiglia era di diversa natura e cioè la frequentazione dei bordelli e una conseguente vita dissoluta che gli procurò la sifilide e problemi con l’alcol ma, soprattutto con la droga di allora: l’assenzio, bevanda proibita in Europa all’inizio del XX secolo.
La sua casa era Montmartre
Per uno spirito bohémienne come il suo non poteva che essere Montmartre la scelta parigina dove vivere: cabaret, caffè concerto, sale da ballo erano il luogo ideale per incontrare poeti, scrittori, attori, artisti di vario genere e, ovviamente, donne molto allegre.
Era questo un mondo estremamente vitale con una piena osmosi sociale che abbatteva ogni divisione tra ricco e povero, tra aristocratico e popolare. E’ ovvio che solo in questo contesto si poteva avere la spinta verso nuove forme artistiche e la trasgressione di una morale che impastoiava il libero pensiero.
Il crepuscolo prima della fine
Cosa resta alla fine dopo gli eccessi di una vita certo dissoluta, ma anche piena di soddisfazioni artistiche?
Henry Toulouse – Lautrec sente svanire le sue forze, sente di non avere più la capacità artistiche di un tempo e quindi decide nel 1901 di fare testamento e di rifugiarsi a Malromé nel castello della famiglia assistito dalla madre fino all’ultimo dei suoi giorni: il 9 settembre di quell’anno.
Dapprima venne inumato a Saint-André-du-Bois mentre in seguito la sua salma venne traslata a Verdelais in Gironda.
Ad Albi, sua città natale, si trova il Musée Toulouse-Lautrec
La ballerina

Per chi la vide ballare, o ebbe la fortuna di conoscerla, Jane Avril (nome d’arte di Jeanne Louise Beaudon nata il 9 giugno 1868 e morta il 17 gennaio 1943) era una donna la cui personalità oscillava tra l’essere fragile, altezzosa, seducente, bizzarra: in poche parole non passava inosservata.
Soprattutto lo era quando si esibiva nel can-can al Moulin Rouge, dove troverà un suo inestimabile fan e cioè Henry Toulouse – Lautrec che ne farà il soggetto dei suoi dipinti, ma anche Pablo Picasso la ritrasse nel 1901 per il ritratto Dance la loge (1901)
Ma la vita di Jeanne inizia non certamente in maniera idilliaca: nasce dalla relazione di sua madre, Léontine Clarisse Beaudon di mestiere prostituta (conosciuta con il nome di La Belle Èlise) e l’aristocretico italiano Luigi de Font il quale abbandonerà la madre quando lei aveva appena due anni.
Vivrà con la madre alcolizzata che la maltratta fintanto che Jeanne, ormai adolescente, decide di fuggire di casa ma, purtroppo per lei, a soli 14 anni viene ricoverata nell’ospedale psichiatrico di Salpêtrére a Parigi con la diagnosi di isteria.
Qui riceve le cure di Jean – Martin Charcot considerato il padre della neurologia (nonché ispiratore di Sigmund Freud per gli studi sull’isteria).
Il luminare ebbe l’idea di organizzare un ballo tra le pazienti e il personale medico e proprio in questo frangente Jeanne scopri che il ballo le consentiva di far scomparire i sintomi del suo disagio neurologico.
Dopo due anni viene dimessa per tornare a vivere con la madre la quale semplicemente le consiglia di essere carina con uomini di una certa età che l’avrebbero ricoperta d’oro per i suoi baci (e ovviamente anche per altro).
A Jeanne la vita che le prospetta la madre proprio non le va a genio, quindi fugge di casa ma, quasi come uno scherzo del destino, troverà rifugio proprio tra le braccia delle donne di una casa di tolleranza.
Nel 1888 inizia una relazione con lo scrittore francese René Boylesve (pseudonimo di René Tardivaux) e sembra che sia stato proprio lo scrittore a suggerire il nome d’arte della futura ballerina e cioè Jane Avril.
Consacrata al ballo Jane Avril approda al Moulin Rouge nel 1889 (qui le viene dato il soprannome La Mélinite in omaggio al suo stile di ballo) per poi finire al più prestigioso Jardin de Paris sugli Champs-Èlysées.
Nel 1895 ritorna al Moulin Rouge per sostituire Louise Weber e l’anno dopo porterà il can-can in trasferta a Londra.
Dopo una breve relazione con May Milton, una giovane ballerina del Moulin Rouge, ebbe un figlio dal rapporto con un uomo di cui non so proprio il nome.
La danza la porterà anche al teatro in un ruolo per il Peer Gynt del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen
Il suo ritiro dalle scene avvenne per lei nel 1905; sei anni dopo, nel 1911, sposò l’artista francese Maurice Blais (1872 – 1926) che adottò il figlio.
Il matrimonio durò fino all’inizio degli anni ’20 (Blaise morì in seguito per una malattia polmonare).
La Grande Depressione mandò Jane Avril letteralmente in bancarotta: morirà in povertà il 17 gennaio 1943 e seppellita nella tomba di famiglia dei Blais nel cimitero di Pierre Lachaise di Parigi.
Nel 1952 l’attrice Zsa Zsa Gabor interpreta Jane Avril nel film Moulin Rouge di John Huston.
Nel 2001 toccherà a Nicole Kidman a reinterpretare (in maniera semi – romanzata) il ruolo della ballerina nel film Moulin Rouge! del regista Baz Luhrmann
⌈ Termina qui la seconda e ultima parte dedicata alla Belle époque ⌋
Il libro in anteprima
⌈ Jane Avril è stata la più celebre ballerina della Belle Époque, la musa di Toulouse-Lautrec, un’interprete ideale dell’euforia del suo tempo.
Figlia illegittima di un nobile italiano e di una cortigiana, comincia queste memorie raccontando l’adolescenza guastata dalle crudeltà della madre, le crisi nervose, il suicidio sventato dall’intervento di una prostituta, il ricovero nell’ospedale psichiatrico della Salpêtrère.
È qui, sotto le cure del pioniere dell’ipnosi Charcot, che la futura ballerina scopre la danza, una vocazione che la porterà al proprio riscatto sui palchi dei café parigini e negli atelier degli artisti.
È la storia, narrata con disarmante sincerità, di una guerra contro l’infelicità combattuta nel nome della leggerezza, sullo sfondo di una Parigi a un tempo dorata e sordida.⌋
⇒ La Belle èpoque, ovvero il can can delle emozioni
⇒ LoÏe Fuller: una danzatrice nella Belle époque parigina
⇒ Isadora Duncan: seguendo il ritmo delle onde
♥ Alla prossima! Ciao, ciao…..♥♥